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Anghiari, anche se con ritardo è arrivato il comunicato dell’amministrazione comunale
Pubblichiamo il “doveroso” comunicato stampa giunto alle 19,26 odierne, meno di 24 ore prima della manifestazione, quindi con grave ritardo per la popolazione.
“”Domani ricorrerà il settantunesimo anniversario dall’uccisione da parte delle truppe tedesche di cinque partigiani (quattro dei quali di età compresa tra i 18 ed i 20 anni). Il fatto si verificò il 26 giugno del 1944, giorno in cui Tommaso Calabresi, Pasquale Checcaglini, Francesco Franceschi, Enrico Riponi e Sabatino Mazzi subirono torture e vennero impiccati con il filo di ferro poco oltre il Valico della Scheggia, nel Comune di Anghiari.
Domani alle ore 17:30 si svolgerà come ogni anno la commemorazione del drammatico evento. Nel luogo in cui si verificò il massacro verrà infatti depositata una corona in onore ai martiri.
Alla cerimonia parteciperanno il sindaco di Anghiari Riccardo La Ferla (foto), le istituzioni civili, religiose e militari del Comune di Anghiari, le associazioni locali, il sindaco di Monterchi Alfredo Romanelli e le istituzioni dei comuni limitrofi (avvisati dal 22 giugno con lettera invito prot. 4420/VII-06 – Ndr.-).
Alle ore 18:30 la commemorazione proseguirà nel Comune di Monterchi dove si trova una stele in onore ai martiri.
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare””.
–Daniele Gigli – Ufficio stampa Comune di Anghiari, 25 giu 2015 – 19:26
Pubblicato da Redazione
5 ragazzi alla fioritura della vita perdono la vita torturati da mano tedesca.
Una riflessione sorda forse più importante di queste, a mio avviso, ipocrite manifestazioni dove la testa ed il cuore sono altrove.
Io invece rifletto sul concetto della pace e della non violenza affinchè queste memorie siano sempre nella mente ma sempre più lontane.
Perchè li definite partigiani?
Forse erano solo giovani ragazzi che sognavano una vita, un futuro, una famiglia di vivere a lungo i loro affetti nella loro terra costretti all’agonia ed al pubblico scempio di chi serviva una scellerata filosofia dell’altrui dominio.
Una preghiera per questi sconosciuti ragazzi sacrificati nell’imprevedibile scrittura della storia.
Ndr. – Concedici caro cittadino-lettore di “applaudire il tuo commento” che condividiamo in pieno..
Perché non andrò.
Il responsabile dell’Ufficio Cultura del Comune di Monterchi alla domanda: perché non avete pubblicizzato nelle bacheche sparse sul territorio comunale la collocazione della stele commemorativa alla Rocca del paese e la celebrazione di oggi, mi risponde che sono stati portati dei piccoli manifesti nei negozi del paese. Non si sa ne quando ne come, non c’è nemmeno un timbro. E io non li avevo visti (amen), come molti altri. In ogni caso, pochi li guardano e un manifesto simile era stato affisso pochi giorni prima per le celebrazioni della prima guerra mondiale. Quell’evento sì, invece, pubblicizzato su tutte le bacheche comunali (una celebrazione costruita ad hoc per fare ombra all’altra? a pensare male…). Giustificazione del responsabile: quelli ce li hanno pagati e per gli altri io devo risparmiare (ma guarda un po’, per l’altra manifestazione avete pagato perfino il trombettiere). Alla domanda: potevate mettere piccoli manifesti, come quelli portati nei negozi? la risposta è un capolavoro: no, perché si stingevano (anche gli altri si sono stinti). E perché non avete pubblicizzato l’evento neanche sui giornali locali, o in rete? Non dipende da me. E un piccolo ammicco (leggi: invito) ai familiari? Non li conosciamo (uno ce l’hai davanti).
Antefatto: più di un mese fa mi arriva una telefonata dell’assessore alla cultura del Comune di Monterchi. Mi dice che finalmente, dopo 70 anni (aggiungo io), hanno deciso che era tempo (lo credo bene, sono anni che siete rassegnati a una pubblicità negativa, siete l’unico Comune della vallata a non riconoscere la lotta partigiana) di fare una stele commemorativa ai ragazzi monterchiesi “trucidati dai nazifascisti” (questo lo aggiungo io). Mi legge anche il testo, che poi sono obbligato a chiedere “per scritto” all’ufficio cultura del paese. Mi comunica anche il luogo in cui sarà posta e mi dice che daranno la massima pubblicità all’evento (sic). Mi dice che non ha molto tempo e non c’è molto tempo, perché il testo è già nelle mani del marmista che ha già iniziato il suo lavoro. Che questa persona non può stare ai nostri comodi, quindi posso solo avallare il testo per la stele che hanno scritto. Farmi comunicare il testo scritto a quel punto diventa un’impresa; non c’è, non esiste da nessuna parte (secondo lei), lo ha soltanto il marmista (dice lei). Si parla del tragico e si vira al comico.
Ma la storia non inizia qui. Per più di un anno il Comune di Monterchi aveva lasciato nelle mani di un privato cittadino il compito di occuparsi di questo “monumento” commemorativo, “per lavarsene in qualche modo le mani” (questo lo penso io). Mi arriva a casa persino un invito ufficiale a nome del Comune di Monterchi per la commemorazione del 26 giugno, ma siglato da un privato cittadino. Nel frattempo avevo parlato col Sindaco chiedendogli di mettere fine a questa cosa, perché il rischio di cadere nel kitsch e di una brutta figura da parte del Comune era forte. Lui non ha battuto ciglio, poiché i miei erano gusti personali e quel monumento per lui poteva andare più che bene, “sollevava il Comune da qualsiasi spesa” (questo lo aggiungo io, ma lo pensava lui) in quanto quel cittadino aveva già il finanziamento dell’opera. D’altra parte, ha aggiunto, nessuno finora se n’è occupato e ha ammesso candidamente che lui di questa storia dei quattro ragazzi impiccati non sapeva quasi niente “ma presenziare ufficialmente è un obbligo istituzionale” (questo lo aggiungo io). Glossa: da parte del Comune non è mai arrivato nessun comunicato ai familiari dei caduti sull’ora delle commemorazioni che ci sono state ogni anno (idem nel 2015), e spesso non era presente nemmeno un rappresentante del Comune.
A Monterchi questo episodio, definito come il più “atroce” della sua storia recente dallo storico Bruno Giorni (vedi “Monterchi”, 1989, p. 101) è stato volutamente rimosso dalla memoria collettiva. Esisteva (ora c’è una stele alla rocca) solo un monumento al cimitero (delle famiglie). Questo episodio ha patito una rimozione storica perché chiama in causa il tradimento, l’omertà, e altre “virtù” propriamente umane. La collettività ha bisogno perenne di rimuovere, di occultare, ciò che la chiama in causa: la sua adesione profonda ad un’ideologia di morte che era allora il fascismo. Si onorano i caduti delle guerre, quelli con le stellette e le divise, quelli che la storia si tiene stretti, perché la guerra è guerra. Ma, anche se non avessero avuto la “qualifica” di partigiani combattenti (che hanno), quei ragazzi meritavano rispetto. Come tutti coloro che hanno combattuto, anche segretamente, il fascismo. Quelli che il loro “no” lo hanno detto sempre.
Alfredo Riponi
Ndr. – Caro Alfredo, quello che possiamo dirti è : “Che siamo dalla tua parte e che questa Redazione è a disposizione per ogni eventuale proposta riguardante il “triste caso” affinchè la memoria dei Martiri della Scheggia non venga dimenticato e sia di monito contro le atrocità di ogni guerra..
Pubblicizzeremo questo tuo sfogo con un articolo sul “Fendente”.
La stele è stata fatta, collocata alla Rocca del paese.
Tutto in modo talmente anonimo.
Nessuno ne era a conoscenza a parte la ristretta cerchia di amministratori, dipendenti comunali e associazioni combattenti.
Tutto dato per scontato (per scontato che nessuno legga, nessuno capisca di cosa si tratti).
Cosa avrebbe dovuto fare un Comune serio.
Hai ottenuto dei finanziamenti (si spera) per le celebrazioni del Centenario della prima guerra mondiale (Hai impegnato 128 euro per una corona d’alloro dal bilancio comunale. Per il XXV aprile hai anche dato 60 euro al trombettiere).
Sapevi che dieci giorni dopo c’era la commemorazione dei “Martiri della Speranza” con la stele collocata per l’occasione.
Potevi far stampare qualche manifesto in più, informare adeguatamente la popolazione.
Metterli l’uno vicino all’altro.
No, troppo gravoso per le casse comunali (o troppo perturbante per la buona coscienza del paese).
Quando ci sono spese davvero assurde relative ad appalti e revisione dei piani regolatori (che non servono a niente, visto come vanno le lottizzazioni), dove si mandano in fumo migliaia di euro.
– Le foto si commentano da sole: https://www.facebook.com/comunedimonterchi?ref=ts&fref=ts
Signor Riponi, da appassionato di storia locale sarei felice di conoscerla, incontrala per farmi raccontare quello che,da parente, lei sa su questa storia.
Negli anni passati un paio di volte ho partecipato alla deposizione della corona alla Scheggia e mi sono sempre domandato il perchè della mancanza di una rappresentanza istituzionale monterchiese visto che in fondo 4 martiri su 5 erano di quel comune . L’episodio non è invece passato nel dimenticatoio ad Anghiari dove da tempo viene ricordata questa triste data nonostante toccasse il Comune anghiarese solo per motivi di territorialità.
Al di là delle polemiche e della qualità del monumento (che verrò a vedere prima possibile) mi sembra finalmente ora che anche Monterchi ricordi questi 5 ragazzi non fosse altro per le atroci sofferenze che dovettero subire.
Se vuole e le fa piacere può conttatarmi direttamente a questa mail
usarezzo90@gmail.com
MIRCO
Leggendo quanto scritto dal Sign Riponi provo un profondo sentimento di tristezza e rabbia .
Si, RABBIA,nei confronti di chi nelle istituzioni(sia che ricopra una carica politica ,che meramente burocratica) dimostra platealmente di non essere in grado di rispondere adeguatamente a quanto i cittadini si aspettano ma mostra perfino proterbia e arroganza.
Sempre più spesso e in tutti i settori della amministrazione pubblica è dato di venire a conoscenza e ancor peggio vivere di persona episodi odiosi.
Questa del signor Riponi pero è una vicenda veramente deprimente e suscita, come dicevo, un forte senso di sdegno.
PER QUESTO HO SENTITO IL BISOGNO DI INTERVENIRE ED ESPRIMERE A LUI E I SUOI FAMILIARI TUTTA LA MIA SOLIDARIETA E VICINANZA. Gianfranco Giorni
Ringrazio Mirco e Gianfranco e il titolare di questo spazio.
Mi rinfranca sapere che ci sono persone capaci di percepire la latitanza delle istituzioni, che dovrebbero rappresentarci tutti senza differenze.
A volte difettano di attenzione a tal punto che i mondi sono separati.
Ormai loro speculano su tutto, cercano solo il loro vantaggio. Mentre, in verità, l’istituzione dovrebbe essere l’idealità stessa.