Guerrina Piscaglia: padre Graziano condannato a 27 anni per omicidio

Padre Gratien Alabi, indagato per la scomparsa di Guerrina Piscaglia, viene tradotto in carcere, Arezzo, 23 aprile 2015. ANSA/ALESSANDRO FALSETTILa donna scomparsa oltre due anni fa a Ca Raffaello, in provincia di Arezzo

Ansa.it Toscana – La sentenza con cui la corte d’assise di Arezzo ha condannato a 27 anni padre Graziano, Gratien Alabi, il religioso accusato di aver ucciso e distrutto il cadavere di Guerrina Piscaglia, scomparsa oltre due anni fa a Ca Raffaello, una località sull’Appennino in provincia di Arezzo, arriva dopo quasi un anno di processo. Una sentenza che accoglie per intero le richieste del Pm Marco Dioni. Il corpo della donna non è mai stato ritrovato: “Adesso Alabi dica dov’è”, ha chiesto il marito di Guerrina Mirko Alessandrini appena dopo la lettura della sentenza, ricordando che la moglie “ha avuto giustizia” proprio il giorno di quello che sarebbe stato il suo 52/o compleanno.

Il frate ha ascoltato la lettura del dispositivo come pietrificato, visibilmente teso e con gli occhi lucidi: si è sempre dichiarato innocente ed il suo legale, Rizzieri Angeletti, ha annunciato il ricorso in appello.

novafeltria-8-maggio-ore-20-30-fiaccolata-per-guerrina-piscagliaE’ il primo maggio del 2014 quando Guerrina Piscaglia, 50 anni da compiere, sparisce da Ca Raffaello, piccola frazione di Badia Tedalda in un’enclave di terra aretina incuneato in Romagna. La donna ha un figlio, Lorenzo, di 24 anni avuto dal marito Mirko Alessandrini con il quale convive.

Il frate finisce in carcere ad Arezzo e uscirà solo nel dicembre 2015 assistito peraltro da due nuovi avvocati Francesco Zacheo e Rizieri Angeletti.

Ad agosto aveva rilasciato una serie di dichiarazioni spontanee ritenute dal pm poco attendibili.

Ad inguaiarlo ci sono soprattutto un sms mandato ad un contatto che solo lui conosceva dal cellulare di Guerrina, dopo la sua scomparsa, e il personaggio di “Zio Francesco” mai trovato e dunque per il pm “inventato”.

Nel frattempo parte il processo in Corte d’Assise, i giudici, presieduti da Silverio Tafuro, cercano di capire, attraverso una lunga serie di testimonianze, cosa sia realmente accaduto senza dimenticare però che il corpo della donna non si trova.

Nel settembre scorso si arriva alla richiesta di condanna a 27 anni da parte del pm Marco Dioni mentre la difesa chiede l’assoluzione del proprio assistito perchè a suo giudizio nessuna prova va oltre il ragionevole dubbio

-tratto da Ansa.it – Toscana-

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