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La scarsissima affluenza alle urne in ballottaggio sa di “oltraggio alla democrazia”

Alla  fine: la violenza delle manifestazioni di piazza non viene, da chi di dovere, neppure disapprovata come dovrebbe in quanto le Istituzioni “non” sanno essere vicine al Popolo.

“Spieghiamo il concetto: se puoi scrivere sui  social che : “stai vivendo una dittatura”, non stai sicuramente vivendo in una dittatura altrimenti non avresti potuto scriverlo”.

Chiarissima la motivazione, dovuta alla enorme confusione creata negli elettori da mesi, ma soprattutto  dagli eventi delle due settimane di intervallo.

Peccato che: ” il silenzio elettorale sia stato turbato, anzi rotto inopinatamente,  da manifestazioni che si pensavano fuori legge”.

Le  discriminazioni e divisioni sociali imperano, le rivendicazione di diritti e dismissione dei doveri, pure.

E poi la  violenza nelle strade. Insieme alle violenze in famiglia, mai così imponenti. E incidenti sul lavoro, ormai  moltecipli quotidianamente.

Una confusione sociale e di progressiva disfatta della politica interna e internazionale, che non si era mai vista.

Ma, tornando in contingenza, quale contributo può dare  l’elettore che, pur avendo come unica arma il voto, vorrebbe cambiare lo stato delle cose, o il sistema, come si suole dire, ma intuisce che non servirebbe a nulla e si sente impotente?

Eppure con buona volontà e buon senso, si dovrebbe partecipare. Senza indugi, proprio in momenti come questo.

Purtroppo pare siano rimasti solo incubi, in questo mondo colpito così duramente dall’uomo e dalla natura,  tanto da pensare, seppure increduli, a una maledizione.

E si parla di dittatura sanitaria, dopo che una percentuale altissima si è sottoposta volontariamente, per la maggior parte, ad una vaccinazione che, si sta ormai toccando con mano, ci dovrebbe portare fuori da questa empasse terribile che ha danneggiato o  sbalestrato tutti gli esseri del pianeta.

Un amico  medico e saggio ci riporta alla realtà con questo pensiero:

Ti spiego il concetto: se puoi scrivere su un social che stai vivendo una dittatura, non stai vivendo in una dittatura

Ma il cittadino può e deve quantomeno ascoltare.

In modo empatico, selezionando il flusso incontrollato  delle brutte e  spesso orribili   notizie su allarme climatico, emergenza sanitaria, odio e conflitti sociali.

Pazienza, attenzione, concentrazione, curiosità, disponibilità, apertura e mente libera da pregiudizi, alle radici di un ascolto che sia fonte di arricchimento reciproco.

Per recuperare l’ottimismo,  si sappia che l’ombra scura della negatività e del pessimismo serve solo a accrescere il potere di quei pochi che hanno in mano le redini del futuro di tanti, di quei pochi eletti non dal Popolo ma dal mercato.

Aggressività e arroganza, indici di  ignoranza, vanno sempre e comunque  condannate.

Chi è sceso in piazza avrebbe reso servizio più utile esercitando il diritto di voto e la libertà partecipativa, che è principio e fine del vero cambiamento.

“Democrazia e meritocrazia sono presentati in tutta la loro decadenza. E il cittadino perde la speranza che qualcuno possa farsene carico. Sta vincendo chi rema infedelmente contro il principio di rappresentatività, prodotto invenduto”.

E non va alle urne la politica della “non politica”.

Alla fine la violenza delle manifestazioni di piazza degli ultimi giorni,  non  viene neppure disapprovata come dovrebbe, perché  ormai serpeggia l’idea che, in fondo,  le Istituzioni che non sanno essere vicine al Popolo meritino di essere attaccate.

“Non l’irruenza delle rivendicazioni, dunque,  ma la serenità della riflessione nell’urna,  è la vera arma contro il disagio”.

-Pubblicato da Redazione-