Legami: il ‘merletto gioiello’ al Museo civico di Sansepolcro

MERLETTOGIOIELLO2Gli artisti che l’hanno realizzata hanno deciso di donare l’opera al museo di Sansepolcro che l’ha esposta in una teca insieme al libro dedicato alle sorelle Marcelli.

Un magnifico esempio di artigianato artistico che unisce il merletto tipico di Sansepolcro, l’arte orafa, innovazione e territorio. La parure gioca sull’accento della parola ‘Legami’, è composta da 7 sezioni, un diadema, orecchini, pettorale, anello bracciale e cintura che traggono ispirazione da un verso di una poesia del Petrarca ‘Era ‘l giorno ch’al sol si scoloraro’ .

“ Il tema, sviluppato in occasione di una delle ultime biennali del merletto che si sono realizzate a Sansepolcro, era l’universo e i pianeti – spiega la stilista e designer Elena Giovagnini – da qui l’ispirazione alla poesia del Petrarca, al sole e ai suoi raggi che si riflettono su tutti i gioielli della parure, dal diadema alla cintura che abbraccia tutto il corpo, che lega il gioiello al corpo, l’arte alla passione e che dà il titolo a tutta la collezione. L’idea che abbiamo voluto trasmettere inoltre è quella di evolvere e abbinare il merletto all’arte orafa, realizzando un’opera non semplicemente da esporre ma anche da indossare appunto come un gioiello.”

“ E’ stato un lavoro che è durato qualche mese – aggiunge Marisa Carletti grande appassionata e abile merlettaia che ha imparato grazie ai corsi organizzati dalla Pro Loco di Santa Fiora e alle maestre Lelia Riguccini e Sara Giorni – per fare i diversi elementi che compongono gli ornamenti in merletto ho usato circa 15 coppie di fuselli e un sottilissimo filo di lino purissimo seguendo i disegni della stilista Giovagnini e la tradizione e tecnica delle merlettaie di Sansepolcro.”

Dal disegno ai merletti si è poi passati all’assemblaggio delle varie parti affidato alle abili mani del maestro d’arte orafa biturgense Belloni, che ha interpretato e realizzato i vari elementi in argento e bagno d’oro.

Il merletto di Sansepolcro è anche chiamato “trina a spilli” e la continuazione di questa antica arte si deve agli inizi del 900 soprattutto alle sorelle Ginna e Adele, che a loro volta l’avevano imparata da una religiosa di origine fiamminga. Divenute esperte, cominciarono a studiare i vari merletti italiani e stranieri, smontandoli e ricostruendone i vari passaggi giungendo a creare un merletto nuovo, con caratteristiche proprie,  con un sostegno mobile su cui poggia il tombolo inventato dal padre delle due sorelle biturgensi.

Agli artisti e realizzatori dell’opera i ringraziamenti per la donazione da parte del Sindaco, della giunta e del direttore del museo.

-Corinne Minore-