L’opera di Caravaggio, le ‘tavole biografiche’ di Milo Manara in ‘mostra’ ad Arezzo / A ‘briglia sciolta’

Intorno alla “nuova” opera di Caravaggio in mostra ad Arezzo ad impreziosire le tavole biografiche che Milo Manara ha dedicato a Michelangelo Merisi.

Di Roberto Manescalchi -“critico d’arte”-

Milo Manara: ho venerato questo splendido autore e le sue donne per tutta la vita (Foto 1).

Ora vado citando sempre più spesso, che Dio lo stramaledica insieme a tutti gli inglesi, lord Philip Dormer Stanhope Conte di Chesterfield : la posizione è ridicola la fatica e tanta e il piacere passeggero (la molto libera, certamente sbagliata, traduzione è mia).

Da vecchio, le vogliose curve di una qualsivoglia delle donne di Milo son sempre di più un lontano miraggio, un sogno irrealizzato che a me una così non si è  mai offerta  (Foto 2).

Qualcuna quasi uguale, in vero, in anni ormai lontani, mi è anche capitato di convincerla e di portarla a letto, ma lei… Miele, una non a caso, di quelle evocate dalla mirabile penna non l’ho, purtroppo, mai neanche incontrata.

L’ho vagheggiata in testa e continuo, vecchio porco, a farlo. Lo continuo a fare nell’intimità del mio letto assecondando ormai rare pulsioni. Chi non lo è un po’ vecchio porco? Anche se poi nei non completamente deviati mentali, in qualche modo, la luce della ragione prevale e fa si che i comportamenti siano consoni alla morale del bigotto e quieto buon vivere. Si gira nudi per casa appena alzati, con le gioie ciondoloni, dopo l’urina del primo mattino. Le avvisaglie del morbo di Parkinson e si pensa di infilare un cappotto da aprire di colpo nel parco di fronte alla malcapitata di turno. Una cialda nella macchinetta non mi trasforma  in George Clooney e il caffè finisce sempre con il fare da preludio alla consuetudine della vestizione rituale e completa: calzini, mutande, maglietta della salute e via al lavoro che di pensione non se ne parla. Niente parco d’autunno!

Ricordo la prima strofa di un vecchio stornello dei goliardi d’obbligo a Firenze ai tavolini della vecchia osteria di piazza della Passera:

Il padre Cicerone al figlio Aristodemo:

non farti troppe seghe sennò diventi scemo.

Il figlio Aristodemo al padre Cicerone:

se faccio cento seghe divento centurione!

Mi sa che Cicerone non ebbe per figlio alcun Aristodemo, ma la fantasia al potere ispira ed è così certamente anche per la magica penna di Milo… altro che cento con Miele (Foto 3)… mai donna è stata più sensuale!

Centurione nessuno mi ha nominato, ma la demenza è puntualmente arrivata e sommateci pure quella senile che nessuno, vi giuro, protesterà.

Caravaggio?

Si Caravaggio! La biografia di Caravaggio però credo sia altra cosa e non me ne voglia Milo che disegna donne da Dio.

Un altro, un Nobel, usa spesso le sue tavole per illustrare quadri e storie di pittori:  Dario Fò il guitto!

Il teatrante per antonomasia. Non disegna male neanche lui che i rudimenti del mestiere a Brera li ha appresi anche se, secondo me, potrebbe fare appena appena un po’ meglio.

Milo viaggia 97 cieli sopra che il Padre Eterno lo ha dotato un po’ di più.

Probabilmente racconta molto meglio Dario e disegna molto meglio Milo ma come insegnanti di storia dell’arte e o biografi di qualcuno sono entrambi, a mio avviso, di un’inutilità devastante.

Se tutti li osannano non sarà che io li vedo male perché mi sono masturbato troppo? Forse si!

Avete ragione e vi e chiedo scusa per aver pensato che sono osannati solo e soltanto nel vostro mondo. Un mondo di idioti dal quale… fermatelo che voglio scendere!.

Caro Roberto Vacca il medioevo non è prossimo venturo. È già tra noi e c’è purtroppo privo di quella carica di magia, fiaba e cura maniacale della ricerca del pre esistente che lo ha contraddistinto nel suo vero periodo.

Non ridete, non ci provate neanche con me che mi è fin troppo chiaro e palese che dietro la vostra cravatta dozzinale e male annodata vi siete finiti la sinistra e anche sua sorella per poi negare anche l’evidenza che traspare dalle vostre occhiaie!

Voi che di masturbazioni mentali vivete  e in testa avete pure ciofeghe in luogo delle donne di Milo.

Però ora c’è Claudio Strinati e il nuovo presunto Caravaggio esposto in mostra insieme alle tavole che servono a Milo per illustrare la biografia del “Maledetto Merisi”.

Strinati Storia dell’Arte la insegna davvero ed anche in RAI, non disegna… argomenta in modo più che razionale.

Argomenta e presenta ad Arezzo, a casa mia, un nuovo Caravaggio (Foto 4).

Pare anche convincente che il ritratto di Marcello Provenzale della Galleria Borghese – si dice uscito dai depositi… domandiamoci perché? – fino a poco fa attribuito a Ottavio Leoni e, nel sito del museo classificato come autoritratto di Provenzale, è veramente bello.  Tanto bello che è citato nel fidecommisso del 1833 con l’attribuzione a Caravaggio (Strinati non ha scoperto niente?)

Preciso in ogni dettaglio. Se è precisino è Bronzino mi dice, ridacchiando per la rima, al telefono, una moretta ricciola con due occhi neri come il carbone che Caravaggio lo conosce come le sue tasche.

Gli avevo chiesto cosa pensasse della nuova attribuzione. Preciso, perfetto in ogni dettaglio,

Il foglio pesa tanto a destra che a sinistra della linea di mezzeria e il busto è meravigliosamente equilibrato sia sopra che sotto (sempre in riferimento ad una linea mediana sul foglio idealmente tracciata)… manca l’anima.

Niente a che vedere con il ritratto di Paolo V (Foto5) che sempre in galleria Borghese si trova… non c’è da andare neanche tanto lontano per il paragone. L’anima non c’è! Non è stato all’inferno e non ha mai goduto di Miele e del paradiso delle sue cosce chi l’ha dipinto.

Lasciatelo pure a Pompeo Leoni, a Marcello Provenzale o a chi più vi aggrada e, mi raccomando, a fine mostra riponetelo nei depositi di villa Borghese che non vi venga in mente di esporlo che nelle sale del piccolo museo non può trovar posto.

Il museo è piccolo, ma nelle sue sale c’è la quintessenza della “venere” di Milo (Foto 6), mai concentrazione di bellezza in un luogo ha trovato simile densità… la precisione senz’anima non può trovar posto in quel luogo.

Che c’entra questo sciapo ritratto con le mani di Plutone che affondano nelle carni di marmo di Proserpina? (Foto7) Morto da pochi anni Caravaggio che avrebbe certamente apprezzato.

Venere di Milo ecco la donna delle mie voglie! L’icona del Louvre per antonomasia assieme a Gioconda e chissà per quale arcana coincidenza Miele ha trovato simile incomparabile sacralità… geniale Manara!

Non so chi abbia dipinto il ritratto di Marcello Provenzale o di Bartolomeo Manfredi (come Strinati per vari e, senza dubbio, validi motivi sembra sostenere) che di gente del calibro di Ottavio Leoni ci interessa poco e poco sappiamo.

Di fronte ad una mia foto che testimoniava un aspetto che dire ‘poco curato’ è un eufemismo un vecchio amico, più che esperto di Caravaggio, ebbe a sostenere che ero la summa di Caravaggio a Malta, Casanova nel carcere dei piombi e c’era anche un non so che di Papillon alla Guyana. Non c’è mai stato a Malta quel ritratto caro prof. Strinati e neanche è morto, quel ritratto, non si sa ancor bene in quali circostanze, in una spiaggia di Porto Ercole, niente Piombi e niente Guyana!

Di un anonimato ed una inutilità più unica che rara! Sembra che quel ritratto sia sempre rimasto nel suo cavalletto in uno studiolo piccolo borghese senza eccessi, lodi e o infamie e li lo lascerei pulito e spolverato quanto insulso.

Voi però date retta a Strinati che sicuramente ha ragione. Io… io non faccio testo che, maledetta Venere di Milo, con le masturbazioni, soprattutto mentali, mi son bevuto ben oltre al cervello.

Non seguitemi nella mia cattiva strada.

La mia idea di Caravaggio è poco rassicurante non è da consigliare… meglio, molto meglio la serena e pacata logica del sempre preciso, garbato e inappuntabile Claudio Strinati!

Io mi masturberò, ma continuo a chiedermi perché?

-Roberto Manescalchi-

Via della Torre 27, 52031 Anghiari (AR) Italia

Pubblicato da Redazione