Un accenno alla “Storia Costituzionale”

Cerchiamo di comprendere perchè “No” alla riduzione  dei parlamentari

La modifica costituzionale del 1963,  definì  l’attuale composizione delle Camere e  fu dettata da reali esigenze di funzionalità del Parlamento.

Un esempio emblematico può essere rappresentato dal numero dei senatori che  nella prima legislatura (1948-1953)  era composto da soli 237 componenti elettivi, a cui si aggiungevano circa 113 membri di diritto , nominati in forza della III Disposizione transitoria della Costituzione.

La questione si complicò a partire dalla seconda legislatura (1953-1958), poichè, a seguito della cessazione della transitoria integrazione, il Senato si trovò ad operare con soli 243 componenti elettivi (in aggiunta ad 8 senatori a vita).

Ma un numero così ristretto non avrebbe consentito un’adeguata partecipazione dei senatori ai lavori delle undici commissioni permanenti del Senato, creando seri problemi nel funzionamento della stessa Camera Bassa.

Per questo motivo il Parlamento, con la riforma del 1963, decise di portare a 315 il numero dei senatori, rapportandolo al numero dei deputati, a sua volta elevato per adeguarlo all’incremento della popolazione, come risultante dal censimento del 1961.

Partendo da tale “excursus” storico, sono evidenti i problemi riguardanti il funzionamento di un Senato composto da soli 200 membri, così come previsto dalla riforma costituzionale oggetto del referendum.

-Redazionale-