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Lavitola a tutto gas, con Tarantini ispirava la politica estera con l’Albania

Nel 2009 il direttore de L’Avanti faceva pressione su Frattini per incontrare insieme a lui il vicepresidente albanese. La “questione di un’importanza straordinaria” per la quale il ministro deve intervenire con Berlusconi è il sostegno al gasdotto Tap
Oltre a Panama, il ministro ombra degli Esteri del governo Berlusconi, Valter Lavitola, ha un altro Paese prediletto: l’Albania. Nelle intercettazioni rivelate ieri da Repubblica, raccolte nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Pescara, il faccendiere ex direttore dell’Avanti! discute a lungo con la segretaria del ministro degli Esteri Franco Frattini: deve assolutamente incontrare il vicepresidente albanese Ilir Meta nello studio di Frattini, in occasione di una visita ufficiale del 21 novembre 2009.

“Sarebbe molto importante per una serie di vicende che poi ti spiego e che Franco conosce, che io alla fine dell’incontro fossi lì nella stanza di Franco per scambiare due chiacchiere Franco, io e lui. Questo qui è quello che mantiene in piedi il governo di Berisha”, dice Lavitola in una telefonata intercettata il 15 ottobre.
La “questione di un’importanza straordinaria” per la quale Frattini deve intervenire presso Silvio Berlusconi, non abbastanza attivo, è il gasdotto Tap: uno dei quattro progetti concorrenti per portare in Europa il gas dall’Asia centrale. Premessa: quando si parla di energia, le logiche politiche contano molto più di quelle economiche, senza governi bendisposti anche il progetto migliore si arena. Lavitola e soci ne sono ben consapevoli e soprattutto sanno quale può essere il valore dell’intermediazione giusta, la spinta di lobbying decisiva. Stando alle carte dell’inchiesta di Bari sulle escort ai politici, l’11 febbraio 2009 l’imprenditore della sanità Gianpaolo Tarantini incontra Berlusconi proprio per parlare del gasdotto.
Il giorno prima Tarantini ne aveva discusso con Roberto De Santis, altro imprenditore pugliese considerato vicino a Massimo D’Alema. De Santis, in un’intercettazione ambientale, spiega che “presso il ministero dell’Industria è stata istituita questa pratica, perché… c’è tutto pronto, bisogna soltanto firmare l’intesa tra Albania e Italia”. Tarantini si fa carico del compito di convincere Berlusconi, “non ci vuole niente, quello posso farlo io”. Detto fatto. A marzo Italia e Albania firmano l’accordo intergovernativo, che consente un notevole salto in avanti, visto che se i governi sono d’accordo molti passaggi burocratici si possono saltare.
Il gasdotto Tap, Trans Atlantic Pipeline, dovrebbe collegare Turchia e Italia passando dall’Albania, prevede un investimento di almeno 1,5 miliardi per trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Non è un’operazione politicamente semplice: con l’Albania i rapporti dell’Italia sono intensi e complessi, a un certo punto Berlusconi proponeva addirittura di coinvolgere Tirana nel progetto di una centrale, mentre per ora ci sono molti affari con le rinnovabili (coinvolto soprattutto il gruppo Moncada). Aggiungere il gas, quindi, non è semplice.
Ne è consapevole il premier albanese Sali Berisha, che il 20 ottobre 2010 in una lettera riservata che il Fatto ha potuto leggere scrive a Silvio Berlusconi: “Sono convinto che il Suo sostegno […] creerà il fondamento necessario per far diventare il progetto Tap una realtà e quindi ad ottenere così una visione storica del corridoio di gas a favore d’Italia, Albania e dell’Unione europea”. Il Cavaliere non ha mai risposto.
L’azione di lobbying del consorzio Tap, in cui i soci di peso sono la Svizzera Egl, la novergeste StatoilHydro e la tedesca E.On e che in Italia è rappresentata da Paolo Pasteris, si è intensificata. Lavitola sa che in molti gli saranno grati, se il Tap si farà grazie a lui: il consorzio promotore ma anche Snam Rete Gas, la società del gruppo Eni che ha già un accordo con Tap per la realizzazione eventuale dell’infrastruttura.
Come le intercettazioni raccontano spesso, i risultati del faccendiere non sono all’altezza delle vanterie. “Ringrazio quella pubblicazione giornalistica per aver pubblicato per intero quelle intercettazioni perchè si evince che mai Lavitola ha partecipato a incontri istituzionali”, ha commentato ieri Frattini, a proposito del fatto che la segretaria Nadia offre a Lavitola al massimo l’anticamera. E le pratiche del Tap sono ferme da settembre al ministero dello Sviluppo, gli addetti ai lavori sostengono che il tubo non si costruirà mai.

da Il Fatto Quotidiano del 19 ottobre 2011