9 maggio 1978, il giorno della morte di Aldo Moro e Peppino Impastato

Una data che ha cambiato la storia italiana:

-in quell’occasione venne trovato a Roma il corpo dell’onorevole della Dc, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, -mentre a Cinisi, in Sicilia, veniva assassinato il giornalista, in prima linea nella lotta contro Cosa Nostra

Due vite diverse e due tragedie che si sono intrecciate nello stesso giorno, unendo il Nord e il Sud, nell’Italia degli Anni di Piombo.

Il 9 maggio del 1978, 41 anni fa, il Paese perdeva due figure simbolo della sua Storia.

-La mattina di quel giorno, all’interno di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, a Roma, la polizia ritrovò il corpo senza vita di Aldo Moro.

Il Presidente della Democrazia Cristiana era stato rapito 55 giorni prima, in via Fani, dalle Brigate Rosse e detenuto nella cosiddetta «prigione del popolo»: era accusato dai terroristi di essere l’artefice della cosiddetta «strategia dell’attenzione» verso il Pci, per contrastare la «Strategia della Tensione».

A segnalare la presenza del cadavere era stata la telefonata del brigatista Valerio Morucci.

-Nella notte tra l’8 e il 9 maggio, perdeva la vita anche un giornalista: Giuseppe detto «Peppino», che, come era noto nella sua terra, dopo aver rotto con la famiglia — nella quale figuravano anche alcuni mafiosi — si era speso in prima persona per denunciare la criminalità dai microfoni di «Radio Aut», a Cinisi. Dall’emittente criticò, in maniera spesso ironica, gli affari dei criminali locali, in particolare quelli del boss Gaetano Badalamenti, ribattezzato «Tano Seduto».

Il cadavere del giornalista venne imbottito di tritolo e fatto saltare sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani, tanto che all’inizio la sua morte venne scambiata per un suicidio.

Cosa Nostra voleva farla passare per un fallito attentato terroristico.

Solo la determinazione della madre di Peppino, Felicia e del fratello Giovanni, fece emergere la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta nel maggio del 1984 dal tribunale di Palermo.

Nel maggio del 1992 i giudici decisero l’archiviazione del caso, ma nel 2002 — dopo la riapertura chiesta dal Centro di documentazione di Palermo — Badalamenti fu condannato all’ergastolo come mandante.

Un giorno in memoria delle vittime del terrorismo

Scegliendo come giorno l’anniversario dell’uccisione di Moro, con la Legge nr.56 del 2007, la giornata del 9 maggio è stata dedicata a «tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice».

Modelli positivi di impegno civile e morale perché:

«ricordare significa anche non rassegnarsi mai nella ricerca della verità».

-fonte: Corriere della Sera-

Pubblicato da Redazione