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Dio acceca coloro che vuole perdere / De Mita svela la verità sull’Italia di Renzi

renzi-de-mita-675-320x132Quos vult Iupiter perdere, dementat prius, “a quelli che vuole rovinare, Giove toglie prima la ragione” (Euripide)

“Credo che sia irrecuperabile, perché ha una tale consapevolezza di sé che non vede limiti alla sua arroganza”.

E ancora: “Ho l’impressione che tu abbia sostituito il vigore del pensiero con la quantificazione delle notizie” questa la sintesi di De Mita durante il confronto con Renzi da Mentana.

Il copione pareva lo stesso dei confronti precedenti: dopo aver duellato con Smuraglia e Zagrebelsky, Renzi ha scelto un altro anziano: Ciriaco De Mita.

Lo scopo è piuttosto evidente, vige una immutabile legge umana per cui tra il vecchio saggio e il nuovo vince sempre il novo seppur superficiale e scellerato.

Anche l’inizio del duello ha ripetuto il verso degli scontri precedenti, Renzi sulla Costituzione ha ridetto le tre solite sciocchezze:

-non aumentano i poteri del premier;

-si riducono i costi della politica con la riforma del senato;

e poi la perla; rivolgendosi a De Mita: “lei disse che la riforma istituzionale era la chiave per cambiare il Paese, ma le tre bicamerali sono fallite. Tre buchi nell’acqua. Ora che qualcuno lo fa dopo 35 anni, volete bloccare anche i prossimi 35?

Ed intanto usava la tecnica all’americana (Renzi paga il coach Jim Messina fior di quattrini) di demolire, a qualsiasi costo, la credibilità del ‘suo’ avversario agli occhi della gente comune.  

Così il rottamatore ripeteva con verve senza fine: “Ci avete rubato il presente, adesso speriamo che non succeda lo stesso con il futuro”. La sua scure si abbatte  sul debito accumulato negli anni ’80: “In quel decennio avete fatto la Cicala costringendo noi a fare la formica”.

De Mita sulla Costituzione argomenta e ricorda una frase di Moro molto bella: “la riforma costituzionale è la casa di tutti e tutti ci devono abitare liberamente”:

“Se io fossi giurista avrei grossa difficoltà a leggerla così come è, con periodi lunghissimi. E le norme costituzionali devono essere brevi. Fare un periodo lungo tre colonne ê una cosa che non si è mai vista”.

“Io avrei tolto il Senato, un senato così non ha senso” e comunque come lo avete dipinto nella riforma il Senato è un pasticcio a partire dalla composizione con personale politica di “terza scelta” proveniente dalle regioni, di fatto i trombati dagli assessorati, “le regioni sono l’istituzione più costosa e dalla capacità giuridica indefinita” andavano riformate.

E sui costi della politica De Mita ribatte che: vanno ridotti ma è una cosa antiestetica mettere in Costituzione la riduzione dei costi della politica; queste cose si fanno, non si enunciano”.

Sulla prima repubblica De Mita fa un ragionamento ‘noioso ‘ a partire dalla riforma agraria del 1950 e conclude con qualche eleganza “Io non dò la lettura catastrofica che dai tu. Gli anni ‘90 sono stati gli ultimi anni di crescita, c’è stato il debito ma anche la crescita. Negli ultimi tre anni non mi pare siamo cresciuti molto”.

All’improvviso lo scenario cambia paesaggio, Renzi apre le danze:

“La tua idea di politica è che cambi partito quando non ti danno un seggio”. 

De Mita con una intelligenza e una forza sorprendenti per un uomo di 88 anni fa saltare il gioco del cinico statista di Rignano e degli spin doctor americani che lo hanno istruito:

“Questa è una volgarità che non mi aspettavo soprattutto se detta da chi in politica le ha inventate tutte. Tu non hai diritto di parlare di moralità della politica. E’ un mestiere che vuoi gestire in maniera autoritaria”. E poi. “Hai fatto un partito in cui parli da solo. I tuoi interventi alle assemblee andrebbero pubblicati per vedere a cosa si è ridotta la politica”.

E ancora:Io non ho rabbia per te, ho pietà, non sarò mai di quelli che cambiano partito. Sono nato e muoio democristiano tu non so… tu non cambi partito soprattutto quando è il ‘tuo’ ma cambi amicizia… quello che hai fatto a Pistelli”.

De Mita mena fendenti diretti a Renzi: “La lettura della storia che racconti è fatta tutta su di te. La politica, invece  è la scienza dell’organizzazione dello stato, l’approssimazione ti rende arrogante, inconcludente”.

Renzi era un pugile suonato e Mentana ha interrotto con la pubblicità ma alla ripresa De Mita stende il duellante al tappeto:

“Credo che Renzi sia irrecuperabile, non conosce i limiti alla sua arroganza”.

De Mita ha svelato non tanto la fragilità poltica di Renzi e della sua tecnica televisiva, ma la debolezza di una politica che dura ormai da trent’anni  e che ha condotto il Paese ad essere non competitivo sul piano economico e sociale e con itituzioni democratiche ridotte a una sottile lastra di ghiaccio. Renzi è solo il frutto di un albero malato, di una infinita decadenza.

-tratto da un articolo  di Gian Franco Ferraris-

Pubblicato da Redazione