Incredibile: lezione degli ex Br alle toghe / Protesta la figlia del giudice Galli

Adriana Faranda e Franco Bonisoli, dissociati da circa 30 anni, invitati a parlare alla scuola superiore di magistratura insieme con Agnese Moro e Sabina Rossa
Due ex militanti delle Brigate rosse — dissociati dalla lotta armata da circa un trentennio — invitati a parlare alla Scuola superiore della magistratura fanno scoppiare la polemica tra le toghe: chi si ribella e trova «assurda» questa decisione, o «ambigua»; chi invece è «contento» e la considera un’occasione da sfruttare; chi chiede di saperne di più. INT07F3_3807340F1_12850_20130802215959_HE10_20130803-kAlF-U431504581043187GH-593x443@Corriere-Web-SezioniMa a fare maggiormente rumore è la reazione di Alessandra Galli (foto), magistrato e figlia del giudice Guido Galli, assassinato il 19 marzo 1980 a Milano da un commando di Prima Linea, che dice: «Sono sinceramente sconcertata. È inaccettabile il dialogo in una sede istituzionale come questa con chi ha ucciso per sovvertire lo Stato e la Costituzione alla quale noi, come magistrati abbiamo giurato fedeltà… Sono più che amareggiata».
Il seminario e gli incontri tra vittime ed ex terroristi
Tutto nasce dal seminario di tre giorni organizzato dalla scuola superiore della magistratura su «Giustizia riparativa e alternative al processo e alla pena», che si terrà da domani e venerdì a Scandicci, presso la sede dell’istituto.

Nella giornata di domani, giovedì 4 febbraio, è prevista una sessione sul tema: «Incontro con la giustizia riparativa: testimonianze, riflessioni, confronto», sui temi del rapporto reo-vittima; le persone offese e il processo penale; il reo, la sanzione e il reinserimento sociale.

12A parlarne, intorno allo stesso tavolo, Franco Bonisoli, ex membro del comitato esecutivo delle Brigate rosse nel 1978, uno dei componenti del commando che rapì Aldo Moro e uccise i cinque uomini della scorta; Adriana Faranda, altra ex brigatista che partecipò alla gestione del sequestro; Agnese Moro, figlia del leader democristiano assassinato; Sabina Rossa, figlia dell’operaio comunista Guido Rossa ucciso dai brigatisti il 24 gennaio 1979; Manlio Milano, marito di Livia Bottardi, una delle vittime della strage di piazza della Loggia a Brescia, 28 maggio 1974. A moderare l’incontro sarà il criminologo Adolfo Ceretti (che di Guido Galli fu allievo all’università), docente alla Bicocca, uno dei coordinatori del gruppo che ha riunito negli anni scorsi ex terroristi e familiari delle vittime dei cosiddetti «anni di piombo», attraverso un dialogo costruito nel tempo, prima tenuto riservato e nei mesi scorsi portato alla luce attraverso un libro (intitolato «Il libro dell’incontro», per l’appunto) in cui si racconta questa esperienza.
Un pm di Palermo: «Perché non invitare Brusca?»
Quel gruppo aveva dei «garanti» esterni, tra cui il presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida, fino a pochi mesi fa direttore della Scuola superiore della magistratura. Proprio in quest’ultima veste Onida ha organizzato il seminario, pensando che fosse utile sottoporre a una platea di magistrati il cammino sperimentato da questo piccolo ma significativo gruppo di ex avversari che si sono ritrovati e hanno dialogato insieme per anni sulle rispettive esperienze, in una logica di ricomposizione sociale fuori dalle aule di giustizia.

Ma al di là delle intenzioni, appena l’iniziativa è stata pubblicizzata, sulle mailing list dei magistrati s’è aperto un dibattito dove prevale lo stupore e in certi casi l’indignazione.

Un pubblico ministero della Procura di Palermo ha commentato immaginando «una lezione di Giovanni Brusca (il killer mafioso che attivò il radiocomando della stragi di Capaci, ndr) al prossimo corso sulla criminalità organizzata», al quale ha risposto un collega: «Il corso in questi non è sugli anni di piombo, ma sulla giustizia riparativa, il paragone non c’entra nulla».

Finché l’intervento di Alessandra Galli, che ha ricordato anche l’elaborazione di suo padre, professore di Criminologia, «proprio sulla tutela delle vittime e l’eventuale necessità di studiare strumenti legali di pacificazione», ha provocato molte risposte di solidarietà.
Art.di Giovanni Bianconi-Corriere della Sera-

Pubblicato da Redazione