Anghiari: Sindaco e l’umiltà che ci serve

E’ bene pensarci in anticipo poiché non si può costruire un qualche cosa csimagesdi importante che riguardi la comunità intera, prendendo decisioni dall’oggi al domani.
In vista delle elezioni amministrative del 2016, in Anghiari è in corso tra l’opinione pubblica un animato dibattito sulle caratteristiche che dovrebbe avere il candidato sindaco per vincere la partita.
Tutta l’attenzione “non è concentrata solo sugli elementi di carisma e di autorevolezza” che il candidato vincente dovrebbe possedere per avere successo elettorale, ma, giustamente: “ su quali caratteristiche dovrebbe avere affinché: sia la cittàdina di Anghiari ad avere successo risolvendo i suoi problemi, e non ordini piovuti dall’alto con relativi piccoli accordi (che già si surrurrano)“.
Ed ecco le polemiche incentrarsi sulla notorietà dei candidati, di sinistra di centro e di destra, generalmente per concludere che rispetto ai nomi attualmente in campo “nessuno” sarebbe ancora stato unto dalla grazia divina. Tempo perso ? I cittadini sperano e si augurano di no.
Sembra però che il campo politico-elettorale della provincia aretina sia bloccato entro un recinto chiuso, che candidati “pretesi da ordini superiori” debbano ancora spartirsi la gestione amministrativa anghiarese , come una torta già confezionata, le fette.
La grande mancanza della politica locale, a partire dalla non presenza personale nelle piazze e nelle strade, in giro da un rione all’altro, porta-a-porta, con la comunicazione che preavvisa, registra e promuove quel che si sarebbe dovuto fare nella realtà materiale e non sostituirla, purtroppo, con la realtà virtuale.
Il menefreghismo sostanziale verso l’impegno politico come bene di tutti impedisce di valutare seriamente quello che, attraverso la competizione politico-elettorale, serve alla cittadina:” scegliere un programma adatto a risolvere i suoi problemi, con il sostegno di partiti e candidati adatti, non a irretire mediaticamente le folle, ma ad attuare quel programma risolvendo i problemi”.
Proviamo quindi a ripartire da quel che serve alla cittadina, e solo dopo a definire il sindaco più adatto!
Anghiari soffre una decadenza che dura da un po’ di tempo; i suoi principali problemi sono insorti e si sono cristallizzati.
Il traffico sempre più soffocante e male indirizzato; certi impianti sportivi cadenti e a rischio, le brutture edilizie tra villettismo scialbo e casermoni tristi, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, la campagna deturpata da capannoni (cattedrali nel deserto), il non rispetto dei vincoli paesaggistici, la miope insensibilità per la manutenzione cittadina.
Le sedi comunali disperse e poco efficienti (mancanza di personale?), la macchina comunale quasi una “federazione di repubbliche indipendenti”, politici e tecnici separati in casa e gli uni contro gli altri armati, le “segrete stanze” di Assessori-Sindaco-Giunta che monopolizzano il potere e snobbano quasi ridicolizzandolo quel Consiglio Comunale, quasi “desesparecido”, che è il rappresentante diretto dei cittadini
Ma come se non bastasse, si sono aggiunti anche i problemi che il malgoverno non ha saputo affrontare: il calo drastico della popolazione e l’emigrazione dei giovani, le periferie abbandonate, la solitudine e l’anonimato urbano, il degrado di piazza Baldaccio.
E la sciatteria, sporcizia e trascuratezza nei luoghi e negli spazi pubblici, e privati aperti al pubblico, che sollevano l’indignazione popolare anche su Facebook.
Uscire dalla palude dei problemi e dall’abulia dei rappezzi o dei rinvii di soluzioni non è certo facile, ed in queste condizioni solo un pazzo vorrebbe fare il sindaco, se non un tenace ambizioso del bene comune, che sappia rinunciare ai sogni di gloria e punti sul bisogno oggi fondamentale della cittadina: la cura meticolosa della sua sciupata persistente bellezza, il guarire dalla depressione delle energie sociali migliori.
Priorità assoluta per gli interventi di manutenzione e decoro urbano: ecco il primo capovolgimento di prospettiva per la politica ad Anghiari.
Fare molto con poco”, quindi risparmio energetico in certi uffici e nelle reti tecnologiche.
Facilitazione ed impulso all’innovazione ed all’intraprendenza degli anghiaresi: per rinnovare le occasioni d’impresa e di lavoro. prescindendo dal colore politico e da polemiche partitiche, lavorando costruttivamente per l’interesse collettivo.
Avere a cuore la città per averne cura: non considerarla un oggetto del proprio potere di governo, ma il riferimento costante che sia “la vera protagonista dell’azione politica”.
Per questo la partecipazione popolare è indispensabile, perché la città non può e non deve subire l’azione di governo, ma orientarla costantemente: con l’opinione pubblica sui “mass-media non menestrelli del potere”, ma soprattutto con la sensibilità e l’iniziativa collettiva spontanea, con l’ascolto dei comitati civici dando loro le risposte dovute, e la convocazione sistematica di assemblee pubbliche, di rione e cittadine.
E con il bilancio partecipato (non già stabilito e poi annunciato), che crea unità concreta tra cittadini e governanti sulle decisioni.
Ancor di più: ripristinando il potere di governo del Consiglio Comunale, vero ed unico depositario della sovranità popolare nella democrazia rappresentativa locale affinché non sembri “detronizzato e derubato” dalla Giunta e dal Sindaco.
E recuperando il senso del volontariato politico con un taglio drastico dei costi della politica, innanzitutto per Sindaco e Giunta, con il numero minimo (al completo però) di Assessori che favorisca l’unitarietà e quindi l’efficienza della macchina comunale.
Alla fine, serve far emergere le energie della città più che quelle del sindaco, serve quindi un sindaco capace di suscitare quelle energie, anziché sostituirle come “uomo della Provvidenza”.
Un sindaco che sappia parlare con tutti e trarne il meglio, che aborrisca gli interessi particolari e s’appassioni a quelli collettivi.
Un sindaco col carisma del dialogo e l’autorevolezza del servizio, che non tenda ad arrogarsi la rappresentanza unica della cittadina che conta, ma: “sia disponibile per l’ Anghiari che fa”.
E che: “faccia a sua volta”, ottimizzando le risorse del Comune ma anche e soprattutto della città: nessun autocompiacimento da “fenomeno”, ma l’umiltà del fare.
-Redazione del “Fendente”-