Curiosità: grandi e piccoli “perchè”

-Perché le mani si “cuociono” quando stiamo tanto in mare?-

Sguazzare nell’acqua al mare, in piscina o anche solo nella vasca da bagno, è una delle cose più divertenti che si possano fare!

Ma quando stiamo a mollo per molto tempo, la pelle sulle nostre mani si raggrinzisce, tanto da sembrare “cotta”.

Questo fenomeno è assolutamente naturale e reversibile, e non compromette in alcun modo la funzionalità delle nostre preziosissime mani: si tratta di un adattamento del nostro organismo al contatto prolungato con l’acqua, sviluppatosi durante l’evoluzione della specie umana.

Le rughe in rilievo che compaiono sulla punta delle dita servono a non far cadere ciò che cerchiamo di afferrare mentre ci troviamo immersi: lo hanno confermato recentemente i ricercatori dell’Università di New Castle, che hanno chiesto a dei volontari di raccogliere degli oggetti di marmo in acqua e di inserirli poi in piccole fessure.

Chi aveva le mani “cotte” perché era a bagno da più tempo, è riuscito meglio e più velocemente nell’impresa.

Le pieghette sporgenti sui polpastrelli si formano perché la proteina che li ricopre, – la cheratina -, assorbe il liquido e si gonfia:

-“l’effetto che si ottiene è simile a quello del battistrada delle gomme dell’auto, cioè una maggior aderenza alle superfici con cui entra in contatto. Le scanalature degli pneumatici, infatti, permettono all’acqua di scivolare via e lo stesso accade con la punta delle nostre dita”.

Oggi hai imparato perché le mani si “cuociono” quando stiamo tanto in mare!

Perché quando fa freddo si vede il fiato?

In autunno e inverno, quando le giornate sono particolarmente fredde, se usciamo all’aperto possiamo notare alcune cose che, nella bella stagione, non si verificano.

Ad esempio: Perché quando fa freddo si vede il fiato?

-“Il nostro corpo, per funzionare, deve mantenere una temperatura interna costante intorno ai 37°: come tutti i mammiferi, infatti, anche gli umani sono esseri a sangue caldo.

L’alito che esce dai nostri polmoni, quindi, è decisamente più tiepido dell’aria glaciale delle giornate invernali.

Uscendo dalla bocca mentre parliamo, ad esempio, il vapore acqueo presente nel nostro fiato caldo si condensa a contatto con l’aria fredda e si trasforma in una nuvoletta, che sparisce quando richiudiamo le labbra: le goccioline d’acqua che si formano riflettono come specchi la luce intorno e, quindi, l’alito ci appare bianco come la nebbia.

Se provate a soffiare invece che alitare, questo non accade, nonostante l’aria emessa provenga sempre dai polmoni e alla stessa temperatura: il getto del soffio, infatti, è molto più veloce e stretto e trascina via anche il vapore acqueo, creando un flusso che si raffredda velocemente, mescolandosi meglio con l’atmosfera.

Per sentire la differenza, provate prima ad alitare sul palmo delle vostre mani e poi a soffiare: nel secondo caso, avrete l’impressione che l’aria spinta fuori dalla bocca sia più fresca, anche se in realtà non è vero!

Perché cade la pioggia?

Quando piove, non possiamo giocare all’aperto ed è anche un po’ fastidioso passeggiare o andare in bicicletta senza bagnarsi e rischiare un raffreddore.

Ma l’acqua che cade dal cielo è indispensabile per gli alberi e per tutti gli esseri viventi della Terra. Perché cade la pioggia?

Le precipitazioni atmosferiche di gocce d’acqua, che vengono classificate in base alla loro intensità, provengono dalle nuvole, che si formano per effetto dell’evaporazione di liquido dagli oceani: trasformato in vapore, esso torna a condensarsi e ricade al suolo, ritornando a riempire i mari e i corsi d’acqua, da dove poi evaporerà di nuovo.

Questo processo, che è quello che permette la vita per come la conosciamo sul nostro pianeta, si chiama “ciclo dell’acqua”.

Ogni nuvola si compone di miliardi di goccioline e ognuna di esse è formata da milioni di molecole di H2O: l’acqua sale in cielo sotto forma di vapore, trasportato dalle correnti ascendenti e, quando arriva a quote dove l’aria è più fredda, torna allo stato liquido.

Per potersi trasformare in pioggia, però, è indispensabile l’aiuto di cristalli di ghiaccio e pulviscolo atmosferico che appesantiscono le gocce, impedendo loro di evaporare e contrastano la forza dell’aria calda che ha portato il vapore verso l’alto.

Perché il cielo al tramonto è rosso? –

“Rosso di sera, bel tempo si spera!” Avrete sentito questo proverbio mille volte, mentre osservavate in compagnia un affascinante e suggestivo tramonto infuocato.

Ma perché il cielo al tramonto è rosso?

Il motivo per cui vediamo il cielo colorato, dipende dal modo in cui la luce del sole attraversa la nostra atmosfera: i gas che la compongono, infatti, sono in realtà trasparenti e, quindi, invisibili.

A scoprire in che modo le onde luminose si comportano, fu il fisico britannico John William Strutt, barone di Rayleigh, che nel 1899 spiegò come avviene lo “scattering”, cioè:

-la diffusione della luce nell’aria che con il sole alto ed i raggi che arrivano perpendicolari, vediamo il cielo azzurro perché le particelle che compongono l’atmosfera riflettono il blu, che ha onde corte, mentre assorbono tutti gli altri colori.

-Man mano che il nostro astro si abbassa apparentemente sull’orizzonte, il percorso che la luce deve compiere diventa sempre più obliquo e riescono ad arrivare ai nostri occhi lunghezze d’onda più lunghe, come quelle delle varie sfumature di rosso, che vengono riflesse dal pulviscolo atmosferico, più denso nelle ore serali.

Perché ci sono le stelle cadenti?

 In alcuni periodi dell’anno, telegiornali e internet ci avvisano che, con un po’ di fortuna, potremo vedere tante stelle cadenti nel cielo notturno: possiamo quindi pensare per tempo ai desideri da esprimere in quelle notti magiche!

Ma perché ci sono le stelle cadenti?

In realtà, nessun astro cade veramente dal cielo: quelle che chiamiamo stelle cadenti sono piccoli frammenti di roccia e polvere cosmica, definite “meteoroidi”.

Orbitando intorno al Sole, il nostro pianeta incontra periodicamente delle regioni dello spazio dove sono rimasti detriti lasciati dalle comete e quando la Terra si trova sulla loro traiettoria, finiscono per penetrare nell’atmosfera, prendono fuoco per l’attrito creato dall’aria e si disintegrano dopo aver lasciato per pochi secondi una brillante scia di luce.

Frammenti rocciosi più grandi possono resistere e consumarsi soltanto durante il passaggio: ciò che ne rimane è un “meteorite”, che si schianta al suolo creando un cratere.

Le stelle cadenti più famose sono quelle della notte di San Lorenzo, che si possono vedere tra il 9 e il 12 di agosto: gli astronomi le chiamano “Perseidi”, perché sembrano provenire dalla Costellazione di Perseo, ma ora sapete che non sono le meteore a venire da noi, bensì si potrebbe dire che è la Terra ad andar loro incontro.

-Pubblicato da Redazione-