“Indagata ma non per abuso di ufficio: e sono la parte lesa” / La replica dell’ex sindaco Daniela Frullani

daniela_frullani1Daniela Frullani, sindaco di Sansepolcro fino allo scorso 20 giugno, si limita per ora a una stringata replica sul caso della discarica per il quale si è vista recapitare l’avviso di garanzia.

“Le indagini riguardano prima di tutto i due proprietari dei terreni posti sotto sequestro dal Corpo Forestale dello Stato. In secondo luogo in questa vicenda sono parte offesa, anche se ho ricevuto l’avviso di avvio delle indagini, ma con un capo di imputazione diverso dall’abuso di ufficio.Probabilmente, si tratterà semmai di una qualche omissione, ma non certo di abuso di ufficio, perché il nostro comportamento non ha certo procurato vantaggi a questa o a quella persona”.

E poi, la considerazione di fondo:

“Mi sorprende l’invio di una notifica legata a fatti che, da quanto mi risulta, risalirebbero al lontano 1984; dovremmo allora avere tutti dei poteri da «sensitivi» per individuare i terreni «malati», per cui mi sento tranquilla e sicura di aver operato secondo buona fede”

E’ la replica al clamoroso colpo di scena dietro la discarica tombata trovata a maggio a sud  di Sansepolcro: all’allora sindaco Daniela Frullani e al dirigente comunale Remo Veneziani, la Procura ha notificato un avviso di indagine. I fatti risalgono a un periodo antecedente al quinquennio Frullani e all’arrivo in Comune dell’ingegner Veneziani, nominato a inizio 2012.

Il «pool ambiente» della Procura aveva inviato la squadra del Corpo Forestale e alcuni addetti dell’Arpat a ispezionare i 3 ettari di terreno lungo il corso del torrente Afra; l’escavatore aveva rilevato il netto contrasto di colorazioni fra lo strato in superficie e quelli sottostanti, e cattivi odori al momento dello scavo. Un volume di circa 50mila metri sormontato da un campo verde a orzo e grano. I campioni prelevati sono oggetto di analisi da parte dell’Arpat: ma secondo il Corpo Forestale c’erano «ragionevoli elementi» si trattasse di fanghi derivanti da processi di lavorazione industriale. Un corso d’acqua confinante, la falda sottostante.

Al centro ora le indagini sulla pericolosità per l’ambiente e quella per la salute, legate alla rilevazione dell’esatta tipologia delle sostanze scaricate in quel luogo. Tutte informazioni che puntano a ricostruire cosa sia accaduto per anni, senza che nessuno notasse nulla.

-tratto da La Nazione del 7 luglio-

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