La Stanza dell’Ospite / Quando l’arte racconta l’ospitalità

14086305_10209311544537382_5309575165494100319_oNell’ambito del Festival dell’Autobiografia, sette artisti raccontano attraverso opere e scrittura l’accoglienza

Aprirà venerdì 2 Settembre alle 18.30 la mostra “La Stanza dell’Opsite”, che ha l’obiettivo di raccontare che cosa significa essere ospite, nella doppia accezione che la lingua italiana offre: ospite è chi arriva, ospite è chi accoglie.

Anghiari ospitale, gli anghiaresi che aprono le loro porte all’altro, all’inatteso, all’inaspettato. Accadeva secoli fa, quando in epoca ducale e gran ducale esisteva l’ospizio di San Martino, “spedale per poveri e pellegrini”, accadeva settanta anni fa, quando alcune delle case degli anghiaresi si aprirono per ospitare quanti scapparono dal Campo di Internamento di Renicci. Accade oggi, quando per le strade dell’antico borgo si incontrano persone provenienti da altre culture.

L’incontro con l’altro, con le culture delle quali è portatore genera da sempre timori, confronto, domande. Questioni che i sette artisti, Fanette Cardinali, Meri Ciuchi, Ilaria Margutti, Daria Palotti, Loretto Ricci, Laura Serafini, Roberta Ubaldi, affrontano attraverso le loro opere, fatte di ceramica, plastica, filo, carta, vetro, ferro, nella composizione generale curata da Elena Merendelli, all’interno del contesto di Palazzo Pretorio, in stanze una volta adibite ad accogliere prigionieri e condannati, in stanze destinate a custodire cibi preziosi.

L’evento fa parte delle iniziative promosse all’interno del Festival dell’Autobiografia, appuntamento che Anghiari, la “città dell’autobiografia”, rinnova da cinque anni, organizzato da quella Libera Università dell’Autobiografia che qui ha sede da quasi venti anni e che promuove attività lungo tutto il corso dell’anno.

La mostra nasce dal confronto tra cittadini che hanno a cuore le persone e le loro storie, con realtà che in Valtiberina gestiscono la prima accoglienza dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, in particolare con la Cooperativa LaRUA che fa parte della Rete di imprese Centofiori. L’intento è quello di riflettere insieme, attraverso il linguaggio artistico, sulla possibilità di riconoscersi ancora un’identità di ospiti, perché l’ospitalità mette in gioco una serie infinita di variabili, spesso non dicibili, ma così come la scrittura, i linguaggi artistici offrono la possibilità di “dire” anche l’indicibile, non sulla scia emotiva, ma ponendosi domande. Così come la scrittura, l’arte produce movimento, smarrimento, incanto e bellezza.

In un percorso che attraversa sette stanze e sette opere, che lascia parlare materiali differenti tra loro, si è accompagnati anche dalla musica di Giacomo Cioni, dalle installazioni video di Lidia Di Padova con foto di Daniele Cavallotti e da alcune storie di vita, lasciate per essere lette, ascoltate e narrate.

La mostra rimarrà aperta fino al 17 Settembre.

-Daniele Gigli-