Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata in Redazione il 31/08/2015 alle 11:23 dall’Associazione per non morire

aQuesto accade a Lucca – Sanità al San Luca:
Dopo la lettera aperta al Sindaco di Lucca, inerente alcuni quesiti sul costo dell’operazione Ospedale San Luca, la nostra Associazione vuole sottolineare quanto a voi inviato e aggiungere che, dopo l’indagine del Procuratore Dott. Guariniello in quel di Torino, finalizzata al rispetto delle ore lavorative che,

per legge, devono essere eseguite dagli operatori Sanitari, e alla seguente multa inflitta all’Azienda Ospedaliera Torinese per avere abusato di turni lavorativi fuori legge, siamo a chiedere attenzione in questo senso anche per quanto riguarda la nostra realtà locale.
Nel cercare di sintetizzare in modo veramente conciso e, auspichiamo, chiaro, alcune riflessioni sul nuovo Ospedale San Luca, elenchiamo in “ tono” asettico quanto da noi ritenuto inopportuno e poco edificante per una Sanità locale a dimensione di paziente.
-Ricordiamo che l’ospedale nasce da aspetti procedurali ed ambientali alquanto difformi e contraddittori che, all’invero, tra regolamenti urbanistici, verbali di variazione del Piano strutturale e altro, ha portato a certi profili di dissesto idrogeologico ad oggi presenti sul territorio di edificazione e sulle aree limitrofe.
-Ricordiamo che per quanto riguarda l’aspetto economico e finanziario, il nuovo Ospedale, si identifica in un processo in Projet Financing che, all’inizio indicava un costo di 84,7 milioni di euro, per una definitiva spesa di 160 milioni di euro con la copertura del privato di 45 milioni di euro.
-Infine per quanto concerne l’aspetto sanitario, vogliamo ricordare la querelle della mancanza o limitazione dei posti letto nata da una impostazione della Regione Toscana in difformità della legge Balduzzi.
E’ oramai costatato che, con dati ripetuti in più sedi, vi sono in meno circa 100 posti letto e, aggiungiamo, con un impoverimento delle strutture territoriali che, dovrebbero servire da “filtro” alle degenze.
Questa premessa è sostanziale in quanto, secondo noi, dell’Associazione per non morire, tutte queste situazioni combinate tra loro ed aggiunte al diminuito periodo di degenza, la carenza di personale, il blocco del turn over e, la prospettata, “messa in pensione” di alcune decine di dipendenti con forma ante-Fornero,tra l’altro per ora attivata solo per il personale del comparto, in quanto, medici e dirigenti hanno, legittimamente prospettato ricorsi avversi alla decisione, costituiscono la base di un ipotetico non rispetto dell’articolo 32 della Costituzione Italiana.
Con queste fondamenta, la Direzione ASL2, ha attivato un Piano straordinario di “ ridefinizione delle modalità di accesso e delle organizzazione” che, secondo noi, obtorto collo, costringe a modellare sulle carenze di ordine strutturale e operativo in evidente affanno di prestazioni.
Spesso e volentieri chi si reca al servizio Cup, magari per visite di origine specialistiche, si sente dire che le liste sono bloccate,sono chiuse e che, in un secondo momento, alla riapertura delle stesse, si debba recare nuovamente al Cup per fissare la prenotazione.
O, se sono aperte, come ad esempio la semplice richiesta di elettrocardiogramma e visita cardiologica, ci si può recare a Barga o Castelnuovo, nonostante che, ad oggi la denuncia alla nostra Associazione, si abbia 92 anni e, naturalmente con difficoltà di essere trasportati.
Questo il quadro reale e facilmente riscontrabile con semplici telefonate conoscitive al Cup Aziendale.
Ricordiamo che chiudere le prenotazioni ( fenomeno delle così dette liste di attesa bloccate), è una pratica vietata dalla Legge nazionale n. 266/2005.
Il Sistema Sanitario Locale , secondo noi, è in perenne involuzione e, prova certa è che, sono molti i dipendenti assenti dal lavoro per accertate e giustificate malattie che, derivano da uno stress dovuto alla mancanza di personale, ai turni massacranti, alle situazioni di disagio ambientale, alla mancanza di idonei supporti lavorativi, alla notevole ambiguità e conflitto di funzioni, alle ripetute minacce in azioni disciplinari messe in campo dall’Azienda, e molto altro ancora e, in aggiunta, sottolineiamo che tutto ciò accade sulla pelle di pazienti che hanno reali difficoltà e affetti da gravi infermità o , nei peggiori dei casi, da malattie terminali.
In un recente documento Aziendale con oggetto “Indirizzi per la programmazione 2015” diretto ai responsabili di struttura ed ai coordinatori infermieristici e tecnici (quindi una minima parte del numero complessivo dei dipendenti), si legge al primo punto “Il raggiungimento dell’equilibrio economico”, di per se legittimo ma secondo noi, naturalmente cela tagli e limitazioni prestazionali.
Pertanto questo modo di produrre migliore Sanità, al contrario, fa nascere un impoverimento umano e professionale non voluto, indotto da strategie aziendali, ad esempio per la riduzione del personale o, per una continua “caccia alle streghe” in forma moderna per ricorrere a provvedimenti disciplinari per coloro che, pur lavorando nel SSL, osano pensare “diversamente” e quindi rei di poca fedeltà lavorativa, pertanto in questa cornice il San Luca opera ed assiste, si identifica e si sviluppa, ambiente per noi, negativo e, conseguentemente, rivela una azienda gravemente malata.
In sintesi un mix esplosivo che, in percentuali differenti crea un “disagio assistenziale” molto rilevante e, hainoi, a tutto carico dei pazienti della nostra ASL.
Nel riordino del SSR, con la nascita di tre mega asl, la Regione Toscana, ha attinto a piene mani dal jobs act che, in sanità, di identifica nel comma 566.
Questo comma è uno degli oltre 700 della legge di stabilità che, nei fatti concreti, sta opponendo le due categorie che per antonomasia sono a tutela dei cittadini malati: medici ed infermieri.
Il fulcro principale di questo comma è quello di poter attuare ogni forma di flessibilità a vari livelli professionali e, le competenze avanzate attribuite agli infermieri, fanno parte di un trasferimento medico ad altre figure con un risparmio stipendiale e con , un dumping salariale evidente in quanto, essendo prima attribuite ai medici, una volta eseguite da infermieri non devono essere retribuite.
Una sorta di demansionamento per Legge di Stato, a tutto spregio di tutela e sicurezza che, come del resto riconosciuto Costituzionalmente, dovrebbero essere i cardini “scientifici” del curare e prevenire malattie a vario titolo.
Un demansionamento che, con questo comma horribilis, si espanderà a tutto il personale sanitario con conflittualità e carenze assistenziali.
Semplificando, per ridurre il costo del lavoro in Sanità, ( che in percentuale è quello più cospicuo) si mettono in concorrenza le professioni.
Vicarianza delle professioni, fungibilità delle competenze, demansionamento a catena.
Siamo dell’opinione che, con l’avvallo di soggetti istituzionali, ordinistici e sindacali, a breve termine si potrà arrivare ad una sorta di “diretta assunzione a minimi costi” di tutte le professionalità che concorrono alla salute dei cittadini.
Una provocazione, in presenza di un notevole numero di malati anziani e non autosufficienti, perchè non attribuire mansioni infermieristiche a badanti e prevedere corsi di formazione di poche ore???
Su questi binari “vive” anche il nostro nuovo Ospedale, il San Luca è un vero contenitore di assoluta decapitalizzazione del lavoro professionale, considerandolo non il vero valore aggiunto ma, il principale costo da aggredire.
La Regione Toscana, esaurite le politiche accademiche e consuete: riorganizzazione, razionalizzazione, appropriatezza, sta destrutturando il SSR.
I sistemi attuati essenzialmente quattro:

-centralizzazione della governance ( 3 ASL),

-privatizzazione sanitaria con assicurazioni o altre forme mutualistiche,

-taglio dei posti letto e, naturalmente,

-ridimensionamento numerico del personale sanitario.
In Toscana, è risaputo, vi sono, secondo il riordino del sistema sanitario Regionale, circa 1800 esuberi e, quindi nella nostra ASL circa 250-300 dipendenti che nei prossimi anni saranno “allontanati” e mai sostituiti con la conseguenza diretta di limitazione o chiusura di servizi sanitari al cittadino.
-Ricordiamo, per concludere con un accento “roseo” che negli ultimi anni la Sanità ha perso circa 15.000 posti di lavoro.
-Associazione per non morire-

Pubblicato da Redazione