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Ppe | il Fendente

E Berlusconi rischia di decadere anche dal Ppe

cIl gelo di Merkel a una domanda sull’adesione di leader condannati: «Decide lo Statuto». E il Pdl si duole della vittoria dei cugini tedeschi.

Alla Merkel potrebbe riuscire lo sgambetto già tentato invano nel dicembre 2012, quando Monti si presentò a sorpresa al vertice Ppe di Bruxelles: tenere il partito di Berlusconi fuori dalla famiglia dei Popolari europei. Già, perché archiviato il Pdl che ne fa parte, alla nuova Forza Italia toccherà presentare apposita richiesta di iscrizione. (altro…)

E così sia: Berlusconi condannato, anche il Ppe lo molla / Porte chiuse a Forza Italia bis

g“Scherzetto” contro l’ex premier ormai pregiudicato per frode fiscale.  Un eurodeputato popolare conferma: “I membri non italiani sono allibiti, ci sono forti resistenze a volerlo riaccogliere”. Così la nuova formazione del Cavaliere si collocherebbe con la destra, e il suo posto sarebbe preso dall’area centrista-montiana (altro…)

Schäuble accusa l’ex premier / Il Ppe lo processa

Berlusconi è un pericolo per tutta l’Europa. Gli ultimi bastioni della diplomazia della non-ingerenza stanno crollando uno dopo l’altro, e fanno un bel rumore.

Bruxelles – Dopo il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle la clava è passata al ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble (foto), il numero due del governo di Berlino. Entrando a una riunione di suoi colleghi a Bruxelles, dopo aver elogiato Mario Monti per i suoi successi nel risanamento finanziario e i suoi programmi, il ministro ha aggiunto che «sicuramente il governo italiano attuale è molto meglio del precedente».

Poiché nessuno glielo aveva chiesto, il riferimento ai disastri dell’epoca berlusconiana è apparso intenzionale e preciso.
Nelle stesse ore era riunito a Strasburgo il Parlamento europeo e nell’assemblea plenaria è andato in scena un altro clamoroso disendorsement : il presidente del gruppo liberale, il belga Guy Verhofstadt, ha preso la parola per chiedere al Ppe di espellere Berlusconi. «Ciò che sta accadendo in Italia è pazzesco»: l’uomo che ha già fatto tanti danni ora torna, fa cadere il governo italiano «e tutta l’Eurozona dietro di lui». La cosa ancora più clamorosa però è che il capogruppo dei popolari, il francese Joseph Daul (il quale aveva già preso apertamente le distanze dallo scomodissimo collega italiano), piuttosto che respingere, come avrebbe potuto l’ingerenza esterna, si è limitato a bofonchiare che a impedire l’espulsione di Berlusconi ci sarebbe l’impossibilità di «violare lo statuto» dello stesso Ppe.

Una risposta – alla quale il belga ha controreplicato: «Cambiate lo statuto e cacciatelo», che a molti è parsa come un’indiretta conferma del fatto che tra i popolari europei si è già aperta una discussione sul come liberarsi del demagogo antieuropeo che ormai tende ad essere la punta avanzata d’un corso populistico che al centro moderato fa paura. Ieri sera circolava persino la voce di un possibile decalogo che Berlusconi dovrebbe rispettare per evitare la cacciata: i punti principali sarebbero gli impegni a non mettere in discussione l’euro, a non attaccare l’Europa e Angela Merkel durante la campagna elettorale.

Lo scambio Verhofstadt-Daul ha fatto inorridire i parlamentari italiani del Pdl, a cominciare dal povero Mario Mauro, il capodelegazione che l’altro giorno aveva clamorosamente rinnegato il Capo, ma è stato accolto con qualche soddisfazione dagli italiani che provengono dall’Udc, qualcuno dei quali potrebbe avere un ruolo (se non lo ha già) nell’eventuale procedimento di espulsione del reprobo. È difficile che la fronda anti-Berlusconi si coaguli pubblicamente già nell’assemblea del gruppo convocata per oggi, ma sarà difficile anche che lo sconquasso politico italiano resti fuori del tutto dal dibattito. Del resto – a meno di ripensamenti – il Cavaliere ha annunciato che si presenterà al vertice per spiegare «il cancro della magistratura italiana». Aggiungendo: «Non so da cosa si sono fatti prendere al Ppe in questi momenti». Si annunciano insomma nuove polemiche: già ieri il capodelegazione dell’Udc Giuseppe Gargani ha detto che «la riserva dei moderati italiani ed europei» sull’ex capo del governo di Roma «è forte», come dire che non potrà non avere conseguenze politiche.

L’attenzione con la quale politici e media europei continuano a seguire l’evolversi degli eventi italiani mostra chiaramente che il «ritorno della Mummia» preoccupa tutti, sinistra e destra, non perché ci sia chi crede veramente che il redivivo possa tornare al governo, ma perché si temono gli effetti destabilizzanti che la sua campagna anti-euro, anti-Bruxelles e soprattutto anti-Berlino rischia di produrre sui mercati e sul confronto, già difficile di suo, sulla strategia per combattere la crisi del debito. A dire il vero, in questo panorama c’è un’eccezione: il prestigioso commentatore di fatti economici per il Financial Times e lo Spiegel Wolfgang Münchau, il quale ha scritto per il settimanale tedesco un editoriale controcorrente. La ridiscesa in campo del Cavaliere – è la sua tesi – avrà un effetto positivo, giacché, scontato che lui perderà le elezioni, introduce nel dibattito politico d’un grande paese europeo il tema, finora tabù, della inadeguatezza dell’attuale strategia anticrisi «alla tedesca» tutta fondata sulla disciplina di bilancio. Il parere di Münchau è volutamente paradossale, e altrettanto volutamente non tiene conto dei disastri prodotti da Berlusconi quando era al governo e le politiche «alla tedesca» le faceva (male) anche Roma, ma coglie una possibile debolezza degli argomenti con cui si contrasta il neopopulismo dell’italiano e di quelli come lui. I demagoghi faranno bene a starsene lontani, ma un dibattito vero sulla strategia per combattere la crisi è necessario e urgente.-(Paolo Soldini)-