Violenza sessuale: condannato giudice della Sacra Rota Pietro Amenta

Non c’è pace per Papa Francesco. Due giorni fa Monsignor Pietro Amenta da Matera, 55 anni, giudice della Sacra Rota, ha deciso di patteggiare la condanna a un anno e due mesi (con sospensione della pena) per l’accusa di violenza sessuale e pedopornografia digitale.

I fatti risalgono al 2 marzo 2017 a quando l’alto prelato molestò un ragazzo rumeno allora di 20 anni.

La scabrosa vicenda è particolare anche nella modalità con cui si è svolta, rispetto a quelle a cui siamo abituati in vicende analoghe.

Il giovane si era recato a prendere la fidanzata a piazza San Giovanni di Dio, a Monteverde, quartiere Gianicolense a Roma. Aspettando la fine delle lezioni serali frequentate dalla ragazza il giovane si era recato al vicino mercato quando si è materializzato improvvisamente un uomo coperto da occhiali che lo ha afferrato per i genitali.

La vittima urla ma l’uomo non cambia idea e ripete di nuovo il gesto.

A questo punto l’uomo cerca di scusarsi, ma il ragazzo dice di voler chiamare la forza pubblica ed allora il prelato se ne è esce con il classico “Tu non sai chi sono io…”, ma in quel momento giunge un poliziotto che lo blocca e lo identifica come Monsignor Pietro Amenta.

Il giorno dopo la Polizia ha trovato delle immagini pedopornografiche sul suo computer.

Il fatto non è trascurabile sia per le modalità inusitate che per la figura dell’aggressore sessuale, trattandosi di una figura apicale della Chiesa Romana.

E questi eventi fanno seguito ad altri simili, come il caso della violenza sessuale perpetrata da un professore all’Istituto Massimo di Roma, gestito dai gesuiti.

Papa Francesco ha più volte condannato la pedofilia, ma a questo punto, più che una svolta etica nella Chiesa cattolica sembra trattarsi di una necessità dettata dall’inevitabilità di eventi che si ripetono con un ritmo impressionante.

Questo ultimo, poi, è particolarmente aspro nelle modalità: un giudice della Sacra Rota Romana che brandisce più volte i genitali di un ragazzo in un mercato.

Nel frattempo, oltre al caso di Amenta, lo stesso Promotore di Giustizia Vaticano aveva indicato un altro caso di pedopornografia, quello cioè di monsignor Carlo Alberto Capella, della nunziatura di Washington.

In Australia invece è in corso il processo al cardinale George Pell, già prefetto per l’Economia, con l’accusa per uno stupro commesso negli anni ’70.

Osservando quello che accade nella Chiesa si rafforza la convinzione che prima di pontificare sulla società italiana e sulla politica il Papa e la CEI dovrebbero guardare bene quello che accade da loro e non dimenticare mai il famoso racconto evangelico della pagliuzza e della trave

-da art.di Di Giuseppe Vatinno-tratto da Affaritaliani.it-

Pubblicato da Redazione