Affinchè la “barbara” funzione di Auschwitz “non” sia ripetuta

Auschwitz  fu fondato il 20 maggio 1940 convertendo delle vecchie caserme dell’esercito polacco in un campo di concentramento e campo di lavoro.

Un gruppo di 728 prigionieri politici polacchi provenienti da Tarnòw furono i primi deportati ad Auschwitz il 14 giugno 1940 e lavorarono come manovali al riadattamento delle caserme, danneggiate dai bombardamenti e alla costruzione delle recinzioni perimetrali.

Inizialmente gli internati furono intellettuali e membri della resistenza polacca ;  più tardi vi furono deportati anche prigionieri di guerra sovietici, criminali comuni tedeschi, prigionieri politici ed “elementi asociali” come mendicanti, prostitute, omosessuali, testimoni di Geova ed ebrei. Normalmente vi erano detenute dalle 13 000 alle 16 000 persone ma nel 1942 si raggiunse la cifra di 20 000 detenuti.

Sopra il cancello di ingresso si trovava la cinica scritta Arbeit macht frei  (il lavoro rende liberi). Sembra che la scritta fosse stata ideata dall’SS-Sturmbannfuhrer Rudolf  Hoss, primo comandante responsabile del campo e sembra anche che il fabbro che costruì la scritta, un dissidente politico polacco di nome Jan Liwackz, detenuto con numero di matricola 1010, l’avesse fatta saldando la lettera “B” al contrario come segno di protesta, in quanto conscio di quale sarebbe stata la vera funzione del campo di Auschwitz; questo gesto gli sarebbe potuto costare la vita.

A tal proposito, sembra che lo stesso fabbro, sopravvissuto all’Olocausto, quando il campo fu liberato dall’Armata Rossa, chiese di riavere l’insegna in quanto, essendo stata realizzata da lui, “gli apparteneva”, cosa che non avvenne dato che, ormai, la scritta apparteneva alla storia.

I prigionieri che lasciavano il campo per recarsi al lavoro, o che vi rientravano, erano costretti a sfilare sotto questo cancello, accompagnati dal suono di marce marziali eseguite da un’ orchestra di deportate appositamente costituita:   Mädchenorchester von Auschwitz (letteralmente “Orchestra delle ragazze di Auschwitz”).

Le  SS selezionarono alcuni prigionieri, spesso criminali comuni di origine tedesca o ariana  (e quindi appartenenti alla “razza superiore”), come supervisori per gli altri detenuti.

Tali supervisori, chiamati Kapo, si macchiarono, nella maggior parte dei casi, di orrendi crimini abusando del proprio potere e divenendo così complici dei propri carnefici.

Gli internati vivevano in baracche chiamate Block dotate di letti a castello a tre piani di tipo militare; le condizioni di sovraffollamento delle baracche, spesso utilizzate al doppio della capienza massima, costringevano i prigionieri a dividere un pagliericcio in due o più favorendo la trasmissione di parassiti e germi, che aumentavano le già elevate possibilità di infezioni e malattie.

Gli ebrei, nella scala sociale del campo, erano all’ultimo posto e ricevevano il peggior trattamento. Tutti gli internati avevano l’obbligo di lavorare (quelli inabili al lavoro venivano invece uccisi subito, appena arrivati nel campo); gli orari variavano a seconda delle stagioni ma si assestavano su di una media di 10-11 ore di lavoro giornaliero. Una domenica ogni due, tranne per chi lavorava presso aziende belliche che funzionavano a ciclo continuo, era considerata giorno festivo e dedita ai lavori di pulizia e manutenzione del campo e all’igiene personale dei detenuti.

Le disumane condizioni di lavoro, le scarse razioni di cibo e le condizioni igieniche pressoché inesistenti portavano rapidamente i detenuti alla morte.

L’arrivo dell’Armata Rossa

Nel novembre 1944, di fronte all’avanzata dell’ Armata Rossa, Himmler dà ordine di cessare le esecuzioni nelle camere a gas e di demolirle assieme ai  forni crematori, allo scopo di nascondere le prove del genocidio; i nazisti, tuttavia, distrussero solo le camere e i forni di Birkenau, mentre quella di Auschwitz 1 fu adibita a rifugio “antibomba”.

Sino a quel momento ad Auschwitz erano stati uccisi oltre 1 milione e centomila esseri umani.

Il numero esatto delle vittime di Auschwitz è difficile da stabilire con certezza, perché molti prigionieri non furono registrati e molte prove vennero distrutte dalle SS negli ultimi giorni della guerra.

Uno studio più ampio, iniziato da Franciszek Piper utilizzando gli orari di arrivi dei treni in combinazione con i dati di deportazione, calcola che almeno 960 000 morti furono ebrei su 1,1 milioni di decessi totali.

Two Auschwitz prisoners with Soviet soldiers smile after the Nazi concentration camp Auschwitz, Poland was liberated by the Russians, January 1945. (AP Photo)

Il 27 gennaio 1945 il campo fu liberato dalle truppe sovietiche  durante la loro rapida avanzata invernale dalla Vistola all’Oder .

Il primo reparto che entrò nel campo faceva parte della LX Armata del generale Kurockin del 1° Fronte Ucraino del maresciallo Ivan Konev.

Furono trovati circa 7 000 prigionieri ancora in vita.

Inoltre, furono trovati migliaia di indumenti abbandonati, oggetti vari che possedevano i prigionieri prima di entrare nel campo e otto tonnellate di capelli umani imballati e pronti per il trasporto.

-Pubblicato da Redazione-