Donna di Pieve Santo Stefano salvata con il defibrillatore

dColpita da arresto cardiaco, ha ricevuto la scarica elettrica che le ha fatto ripartire il cuore. Ad eseguirla un vicino di casa. L’apparecchio era stato acquistato preventivamente dal condominio.
Pieve Santo Stefano – Una donna di 84 anni è stata salvata da un vicino di casa che sentendola cadere a terra e comprendendo che le si era fermato il cuore, ha preso il defibrillatore e con una scarica le ha fatto ripartire il battito.
Tutto il resto è la cronaca di uno dei sempre più frequenti salvataggi che anche nella nostra provincia si registrano grazie alla presenza sempre più diffusa di defibrillatori e di cittadini che hanno la prontezza di utilizzarli.
L’episodio è avvenuto ieri sera all’ora di cena in un condominio di Pieve Santo Stefano.
La palazzina è di quelle con pochi appartamenti. Tutti si conoscono e quando possibile si aiutano. Un inquilino avverte chiaro il rumore sordo di un corpo che cade pesantemente a terra. Sa che nell’appartamento abita una signora anziana che vive da sola. Si precipita dentro e la trova a terra. Inanimata. Non ha ferite addosso. Mette l’orecchio al petto e non sente battito. Lui ha partecipato nei mesi passati al corso di primo soccorso di “Arezzo cuore”, il progetto della Asl e della Fondazione Cesalpino. Nel condominio hanno anche comprato un defibrillatore semiautomatico, pronto per evenienze come queste.
Mentre viene chiamato il 118 e l’ambulanza parte da Sansepolcro con il medico a bordo, nelle mani di questo cittadino arriva il D.a.e. che un altro condomino gli ha portato di corsa. Mette in atto ciò che ha imparato durante il corso. Il defibrillatore lo guida con la voce automatica nella sua azione. Fa partire una scarica elettrica e il cuore torna a battere. L’uomo riceve anche le indicazioni dalla centrale del 118 mentre l’ambulanza si avvicina. Ma intanto l’anziana signora torna a respirare regolarmente e il suo cuore continua a battere. L’intervento è riuscito. Quando arrivano i sanitari del 118 trovano una situazione stabile. Senza quella scossa scaricata dal defibrillatore, quasi sicuramente la donna non sarebbe sopravvissuta. Il medico esegue sul posto un elettrocardiogramma e spedisce per via telematica il tracciato al cardiologo di guardia al San Donato. Il cuore è a posto. Serve solo di portarla in ospedale e di accertare le altre condizioni, stabilendo poi una adeguata terapia.
La donna, ormai lucida, viene portata con l’ambulanza al San Donato, direttamente in Utic, la terapia intensiva cardiologica. Ma la situazione cardiaca della signora è ormai stabilizzata e si prevede un ricovero breve.
Ecco il vero valore del progetto “Arezzo cuore”- Questa è una nuova, ulteriore conferma, della bontà del progetto “Arezzo cuore”, quello che mira a dotare il territorio di un numero, il più alto possibile, di questi semplici apparecchi (il minimo ideale sarebbe fra ottocento e mille) e di formare il più alto numero possibile di cittadini al loro utilizzo, nonché alle più elementari pratiche di primo soccorso.
Sono quasi 500 i defibrillatori già installati nel territorio provinciale, superata di gran lunga la soglia di 10.000 cittadini già formati attraverso 500 corsi attivati.
L’arresto cardiaco improvviso
L’unico modo per salvare le persone colpite da arresto cardiaco è la defibrillazione precoce eseguita tramite un apparecchio semiautomatico che guida il soccorritore nelle manovre di soccorso. Una scarica elettrica che induce il cuore a riprendere il battito. Fattore determinante è il tempo che trascorre dalla perdita di coscienza e la manovra di defibrillazione: più minuti trascorrono e minori sono le possibilità di recuperare il paziente. Se l’intervento di rianimazione avviene entro i primi 5 minuti dall’arresto cardiaco ci sono buone possibilità di avere successo e una buona qualità del recupero.
L’arresto cardiocircolatorio in media porta alla morte entro dieci minuti, ma già dopo 6/7 minuti provoca conseguenze. L’arresto cardiaco improvviso è una patologia che colpisce in Italia un cittadino ogni 8 minuti. Nella provincia di Arezzo ogni anno 350 persone sono colpite da arresto cardiaco improvviso.
Si è passati dall’8% di persone salvate 10 anni fa, all’attuale 14%. Meglio, ma ancora troppo poco. Con una alta diffusione di defibrillatori se ne potrà salvare il 40-50%.
La prevenzione secondaria eseguita sul luogo dell’evento è la parola d’ordine fatta propria dal progetto “Arezzo Cuore”, iniziativa promossa dalla Fondazione Andrea Cesalpino in collaborazione con la Asl8, e che prevede la dotazione di defibrillatori nei centri di aggregazione e in altri luoghi intensamente frequentati.
Il defibrillatore semiautomatico rappresenta un prezioso strumento salvavita, in quanto riconosce automaticamente quando si è in presenza di fibrillazione ventricolare e fornisce al soccorritore tutte le indicazioni necessarie per l’erogazione dell’impulso.
-comunicato Asl8-

Pubblicato da Redazione