La querela minacciata dal politico è: “l’arma dei deboli”

“Lo stato delle stragi, lo stato delle trame … c’è un silenzio di tomba nessuno sa niente”. I versi della canzone dei 99 Posse ci tornano spesso alla mente.

Colonna sonora perfetta per la cronaca. O meglio, per una cronaca mancata.

Una cronaca quasi senza riflettori, avvolta da un manto di silenzio che sapeva  di omertà, di paura complice e connivente, di silente conformismo.

Una cappa che sa di regime e l’Italia non è mai stata, fino in fondo, una repubblica democratica.

Il “potere del popolo” è sempre stato ingabbiato, ferito, impedito da un’oligarchia (autoctona e d’oltre frontiera) che manovra almeno da settant’anni le leve del Potere. Cosa sia  questo regime tutti lo sanno.

Ma troppi amano tacere ed esser complici.

Noi de “il Fendente”: NO, non amiamo tacere nè essere complici.

Il politico è libero di suicidarsi come meglio crede, ma quella  minaccia di  ieri ed a noi riferitaci da terza persona è il modo più stupido di tutti

Esattamente due anni fa quando qualcuno era all’opposizione attaccava l’allora sindaco per la Tari.

Da allora, però, dai  nuovi amministratori politici non più all’opposizione è stato un susseguirsi del “non fare” che ha dilapidato il patrimonio di fiducia e consenso che avevano innescato al loro apparire sulla scena locale.

Quei politici oggi appaiono prigionieri dei loro errori, e ieri ne hanno  inanellato un altro minacciandoci  di querela per aver riportato una parola di un commentatore che dà una certa definizione alla situazione relativa al pagamento della tassa Tari.

Forse “non sapendo o non volendo riconoscere ” da  quei politici,  come deve essere il comportamento del “vero giornalismo” che sta lontano da ogni servilismo al potere.

Avrebbero fatto meglio a smentire riavviando così quel “colloquio” ormai perso del dialogo con il cittadino, così come faceva un certo sindaco di nome Talozzi Franco che non temeva di rispondere e controbattere.

Ma non è questo il cuore del problema al di là delle gratuitamente indirizzate  responsibilità penali per l’insano intreccio che si verifica nella (non)politica.

Chiunque ci abbia avuto a che fare, decidendo direttamente o indirettamente, dovrebbe vergognarsi e scomparire, non  minacciare di querelare i giornalisti che cercano di squarciare il muro di gomma attuando un loro “diritto-dovere”  cercando di proteggere tutto e tutti.

Il politico,comunque,  è  libero di suicidarsi come meglio crede, ma quello scelto ieri è il modo più stupido di tutti.

La querela – salvo fatti gravi e infamanti sul piano personale – è l’arma dei deboli, una minaccia e un ricatto che non si addice a un leader.

-Signor politico, cosa pensa, forse che una querela fermi la stampa e il diritto dei cittadini a sapere la verità; che ci impedisca di chiedere ciò che dovrebbe essere reso noto in ossequio alla tanto decantata “trasparenza”?

-Signor  politico, noi non siamo eroi senza macchia, ma non ci faccia più stupidi o vili di quello che siamo;  al suo posto le minacciate querele le farei ad altri  e a tutti quei politici che hanno truffato gli italiani, a quelli che si sono ‘venduti’ per una qualsiasi  promessa

Piccoli e grandi bavagli quotidiani, come i suoi avvisi indiretti,  rappresentano una minaccia forte e pericolosa alla libertà di stampa.

Minacce, intimidazioni e querele contribuiscono a rendere l’Italia dal punto di visto della libertà di stampa “Partly-Free”, “parzialmente libera”, secondo l’annuale rapporto di Freedom House.

Un allarme che va ricordato soprattutto perché i giornali locali sono la prima fucina da cui partono le grandi notizie nazionali.

Comunque, dopo l’aumento della Tari, un secondo errore madornale potrebbe essere per lei fatale.

-Redazione-