Lo sfogo del parente di un Martire vittima delle atrocità della guerra nel lontano (ma sempre vicino) 26 giugno 1944

11647286_854536917967690_326930168_nInviato in Redazione il 26/06/2015 alle 13:02 che fa riferimento ad un nostro articolo pubblicato il giorno 25  a titolo: “Anghiari, anche se con ritardo è arrivato il comunicato dell’amministrazione comunale”

“Perché non andrò”.
Il responsabile dell’Ufficio Cultura del Comune di Monterchi alla domanda:
perché non avete pubblicizzato nelle bacheche sparse sul territorio comunale la collocazione della stele commemorativa alla Rocca del paese e la celebrazione di oggi, mi risponde che sono stati portati dei piccoli manifesti nei negozi del paese. Non si sa ne quando ne come, non c’è nemmeno un timbro. E io non li avevo visti (amen), come molti altri. In ogni caso, pochi li guardano e un manifesto simile era stato affisso pochi giorni prima per le celebrazioni della prima guerra mondiale. Quell’evento sì, invece, pubblicizzato su tutte le bacheche comunali (una celebrazione costruita ad hoc per fare ombra all’altra? a pensare male…)”.
Giustificazione del responsabile:
“quelli ce li hanno pagati e per gli altri io devo risparmiare (ma guarda un po’, per l’altra manifestazione avete pagato perfino il trombettiere)”.
Alla domanda:
“potevate mettere piccoli manifesti, come quelli portati nei negozi”.
La risposta è un capolavoro:
“no, perché si stingevano (anche gli altri si sono stinti)”.
E perché non avete pubblicizzato l’evento neanche sui giornali locali, o in rete?

“Non dipende da me. E un piccolo ammicco (leggi: invito) ai familiari? Non li conosciamo (uno ce l’hai davanti)”.
Antefatto: più di un mese fa mi arriva una telefonata dell’assessore alla cultura del 11655368_854537011301014_1510429724_nComune di Monterchi. Mi dice che finalmente, dopo 70 anni (aggiungo io), hanno deciso che era tempo (lo credo bene, sono anni che siete rassegnati a una pubblicità negativa, siete l’unico Comune della vallata a non riconoscere la lotta partigiana) di fare una stele commemorativa ai ragazzi monterchiesi “trucidati dai nazifascisti” (questo lo aggiungo io).

Mi legge anche il testo, che poi sono obbligato a chiedere “per scritto” all’ufficio cultura del paese.

11653296_854536994634349_615011150_nMi comunica anche il luogo in cui sarà posta e mi dice che daranno la massima pubblicità all’evento (sic). Mi dice che non ha molto tempo e non c’è molto tempo, perché il testo è già nelle mani del marmista che ha già iniziato il suo lavoro. Che questa persona non può stare ai nostri comodi, quindi posso solo avallare il testo per la stele che hanno scritto. Farmi comunicare il testo scritto a quel punto diventa un’impresa; non c’è, non esiste da nessuna parte (secondo lei), lo ha soltanto il marmista (dice lei).
Si parla del tragico e si vira al comico.
Ma la storia non inizia qui. Per più di un anno il Comune di Monterchi aveva lasciato nelle mani di un privato cittadino il compito di occuparsi di questo “monumento” commemorativo, “per lavarsene in qualche modo le mani” (questo lo penso io).
Mi arriva a casa persino un invito ufficiale a nome del Comune di Monterchi per la commemorazione del 26 giugno, ma siglato da un privato cittadino.
Nel frattempo avevo parlato col Sindaco chiedendogli di mettere fine a questa cosa, perché il rischio di cadere nel kitsch e di una brutta figura da parte del Comune era forte.
Lui non ha battuto ciglio, poiché i miei erano gusti personali e quel monumento per lui poteva andare più che bene, “sollevava il Comune da qualsiasi spesa” (questo lo aggiungo io, ma lo pensava lui) in quanto quel cittadino aveva già il finanziamento dell’opera. D’altra parte, ha aggiunto, nessuno finora se n’è occupato e ha ammesso candidamente che lui di questa storia dei quattro ragazzi impiccati non sapeva quasi niente “ma presenziare ufficialmente è un obbligo istituzionale” (questo lo aggiungo io).
Glossa: da parte del Comune non è mai arrivato nessun comunicato ai familiari dei caduti sull’ora delle commemorazioni che ci sono state ogni anno (idem nel 2015), e spesso non era presente nemmeno un rappresentante del Comune.
A Monterchi questo episodio, definito come il più “atroce” della sua storia recente dallo storico Bruno Giorni (vedi “Monterchi”, 1989, p. 101) è stato volutamente rimosso dalla memoria collettiva. Esisteva (ora c’è una stele alla rocca) solo un monumento al cimitero (delle famiglie). Questo episodio ha patito una rimozione storica perché chiama in causa il tradimento, l’omertà, e altre “virtù” propriamente umane.
La collettività ha bisogno perenne di rimuovere, di occultare, ciò che la chiama in causa: la sua adesione profonda ad un’ideologia di morte che era allora il fascismo. Si onorano i caduti delle guerre, quelli con le stellette e le divise, quelli che la storia si tiene stretti, perché la guerra è guerra. Ma, anche se non avessero avuto la “qualifica” di partigiani combattenti (che hanno), quei ragazzi meritavano rispetto.
Come tutti coloro che hanno combattuto, anche segretamente, il fascismo.
Quelli che il loro “no” lo hanno detto sempre.
F/to Alfredo Riponi

Nelle foto:

1-Il luogo del “martirio” in località La Scheggia di Anghiari dove tutti gli anni viene posta una ‘corona d’alloro’

2 e 3-La ‘stele’ commemorativa inaugurata ieri 26 giugno in Monterchi.

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Agli Amministratori di Monterchi, di diritto: una doverosa risposta al signor Alfredo Riponi.

Pubblicato da Redazione