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1944 | il Fendente

Anghiari: la tragedia di 71 anni fa

Dal registro dell’archivio parrocchiale del Proposto Don Nilo A.Conti:

DSC_0676-Copia-199x300“”18 Agosto 1944, alle ore 10,30 circa.
Giorno di grave lutto, il più doloroso in tutto il periodo di questa guerra, che ha flagellato con molteplici danni anche il nostro paese di Anghiari, specie fino dai primi giorni di giugno.
Mentre era in tutti la fiducia che il pericolo della morte a causa del cannone e dei barbari fosse allontanato, alle ore 10,30 di oggi, è esplosa una potente mina.
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La Redazione del “Fendente” ricorda i “Martiri” del 26 giugno 1944

per domaniL’antefatto:

Nel Comune di Anghiari 25 giugno 1944 , un gruppo di militari nazisti, nei pressi di “CILLE”, intende saccheggiare le case e le stalle dei contadini ma, ad un tratto, sulla strada che dalla “Speranza”  sale al Castello di Montauto, si imbatte in una pattuglia partigiana, con la quale ha inizio uno scontro a fuoco, che si conclude senza caduti: i nazisti ripiegano in direzione di Anghiari, mentre i partigiani si ritirano sulla montagna.

Il fatto: (altro…)

Anghiari, ricorda le “vittime” del 18 agosto 1944 / Irriverente silenzio dell’aministrazione comunale

DSC_0376“E carneficina fu la mattina del 18 agosto” (così scrisse il senatore Giuseppe Bartolomei nel suo libro “I sentieri della guerra).

Anghiari – Improvvisamente alle 10,30 circa un forte boato, la terra tremò, una nuvola di polvere fittissima si alzò verso il cielo: dove c’era la caserma ora appariva il vuoto ed un ammasso di macerie. La via Nova era diventata una larga e profonda voragine. (altro…)

Sul periodico del Vicariato nemmeno una parola in ricordo dell’eccidio della caserma nel 1944

1Polemica da parte del giornalista Gino Dente testimone oculare dell’eccidio

Anghiari – Nessun ricorso sul periodico del vicariato dell’eccidio dell’Agosto 1944. Il riferimento è alla strage avvenuta il 18 Agosto 1944 alla Caserma dei Carabinieri causata dall’esplosione di una bomba che causò l’uccisione di tre Carabinieri e dodici civili e il ferimento grave di altri due militari.

“Tra il 1936 ed il 1951 Anghiari aveva 8mila500 abitanti ora diventati 5mila600, vale a dire quasi 3mila persone in menodichiara l’anghiarese Gino Dente, noto giornalista e testimone oculare dello scoppio -.Possibile che le tremila persone che non vivono più ad Anghiari siano le uniche che possano avere avuto un ricordo di quei tragici fatti?”. (altro…)

Quel “Cippo” in ricordo di “15 Vittime” troppo spesso dimenticato

Amo il mio Paese e ciò che mi ricorda, ma non sopporto più il silenzio di fronte al suo declino.

Anghiari –  Rivolgiamo due interrogativi ai nostri attuali amministratori anghiaresi i quali,  della Storia cittadina, che hanno l’onore di gestire, dovrebbero essere  a conoscenza di  ogni evento:

-Esiste un morto più importante di un altro?

-Perché per alcuni c’è tanta pompa magna e per altri un assordante silenzio?

La questione primaria, per non offendere nessuno,  sarebbe quella di riuscire a trovare una linea comune di comportamento in casi tragici come la “morte”, che purtroppo sono sempre dietro l’angolo.

Ma evidentemente certi morti continuano a non essere  uguali a certi altri.

Perché “si esagerano” volutamente certe notizie, per poi “dimenticarsi” di altre anche più gravi dal momento che hanno toccato direttamente la nostra comunità?

15 morti sono pochi?

Ad Anghiari sembra succeda con facilità questa dimenticanza, ma almeno un pò di rispetto sotto le sembianze di semplice attenzione, di cura del “luogo” che  dovrebbe essere monito di imperituro  ricordo affinché certi eventi non si ripetano più.

Più di una volta è stata da noi denunciata e documentata l’incuria nei confronti di quel  “Cippo” eretto in memoria delle 15 Vittime della guerra: militari e civili di  un triste e maledetto 18 agosto 1944;  un “Cippo” fatto restaurare , qualche anno fa, dall’allora sindaco Danilo Bianchi che senza fare alcuna distinzione di ceto sociale o di appartenenza politica fece incidere in ordine alfabetico il nome di tutti i morti e, con l’estensore di questo articolo, ebbe comunicazioni epistolari addirittura con il Presidente della Repubblica Italiana in merito al fatto.

Forse qualcuno penserà che la mia sia indignazione stupida, o polemica sterile sui morti.
Io non polemizzo sui morti.

Io polemizzo su chi fa anche nella  morte una suddivisione in classi, creando morti di serie A e morti di serie B;  polemizzo con

chi non tiene nella dovuta cura quel “Cippo” che ora non è più nemmeno illuminato dal faretto posto ai suoi piedi.

Ecco la prova osservando le foto che dimostrano, nuovamente: incuria del luogo ed offesa per chi in quel luogo ha perso un familiare.

Foto 1 – Il Cippo in evidente stato di incuria

 

 

 

 

Foto 2 – Il faretto non funzionante e nel cui interno è nata l’erba

 

 

 

 

Foto 3 -Cippo “non” più illuminato

 

 

 

 

-Redazione-