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sociale | il Fendente

Nonostante le rassicurazioni, ancora nessuna soluzione per il Molino Sociale

Drammatica situazione di incertezza, il 31 dicembre stop anche alla cassa in deroga

Sansepolcro – Dopo aver denunciato nei giorni scorsi la situazione generale del settore tessile in Valtiberina, ci troviamo nostro malgrado a dover richiamare per l’ennesima volta l’attenzione anche sul problema del Molino Sociale Altotiberino. Le parole rassicuranti dell’Amministrazione Comunale durante l’ultima riunione dell’Osservatorio sul Lavoro ci avevano fatto pensare che l’acquisizione fosse ormai prossima (si parlava di massimo 10 giorni, di fatto ne sono trascorsi 40), invece ad oggi non ci risulta che la situazione sia cambiata.

A rendere ancor più drammatica la situazione d’incertezza in cui versano i dipendenti c’è la naturale scadenza di quel piccolo sostegno al reddito (ormai circa un quarto del normale stipendio) che è la cassa in deroga. Il 31 dicembre, se non saranno possibili rinnovi, sarà l’ultimo giorno retribuito per i lavoratori ancora in carico alla società messa in liquidazione.

La cosa più sconcertante e ormai sottolineata a più riprese è che le garanzie fideiussorie, portate come atto in fase di asta, oggi siano solo carta straccia. Crediamo che sia ora che tutti quanti si prendano le proprie responsabilità, ciascuno in funzione del proprio ruolo, compresi la legge e quel sistema bancario che oggi tiene un intero Paese sotto scacco.

-Partito della Rifondazione Comunista-

Circolo XIX Marzo – Sansepolcro

Sansepolcro: Molino Sociale ancora “zero” soluzioni mentre chi ne subisce sono i lavoratori

Dopo 2 Aste giudiziarie utili a stabilire il nuovo acquirente.

Sansepolcro – la costituzione di due pool di Giudici Liquidatori utili a stabilire quale fosse l’offerta migliore e più affidabile sia dal punto di vista del Piano Industriale che dell’offerta economica.

Dopo 3 rinnovi d’affidamento sotto la forma di affitto (nonostante questo fosse uno strumento utile, a detta di tutte le parti in causa, solo nella prima fase) a SAV.

Dopo che i creditori hanno rinunciato all’85% dei loro proventi per salvare questa realtà.

Dopo che i lavoratori si sono divisi tra vecchia e nuova proprietà per dare modo al salvatore di organizzarsi.

Dopo che una parte dei lavoratori ha accettato di firmare una serie di  contratti di lavoro a tempo determinato (che sta scadendo di nuovo)  a scapito di uno a tempo interminato; nonostante l’accordo tra azienda e parti sociali parlasse in modo chiarissimo di tempi indeterminati.

Dopo che l’altra parte ha accettato di rimanere in carico ad una società in fallimento al 70% della remunerazione lavorativa.

Dopo che la politica (non tutta ma in maniera efficace) per la prima volta di fronte a una crisi aziendale si è mossa tempestivamente per scongiurare la spaccatura dei lavoratori approvando una Mozione in Provincia che avrebbe garantito gli ammortizzatori anche alla nuova Società.

Dopo i 1000 inviti (mai recepiti)  indirizzati all’amministrazione  perché spingesse con tutti gli strumenti utili verso quel processo di filiera corta che avrebbe da subito scongiurato l’utilizzo degli ammortizzatori.

Dopo la pubblicizzata volontà da parte di Sav di riassumere tutti i lavoratori entro il dicembre 2012 e la volontà di acquisire da subito onde evitare sprechi di risorse economiche in un inutile affitto.

Siamo di nuovo nostro malgrado a parlare della vicenda del Molino Sociale Altotiberino.

In modo poco trasparente è stato di nuovo rinnovato il contratto d’affitto, i lavoratori sono sempre più confusi e inquieti, l’attenzione mediatica sta sciamando, tutti tacciono e le domande si moltiplicano nella testa di chi questa vicenda l’ha seguita sin dalle prime battute.

Per noi comuni mortali che puntualmente dicendo la nostra passiamo per ignoranti è inspiegabile – dopo la seconda asta chiusasi con una solo offerta nel tavolo e descritta come l’ultimo passaggio prima della definitiva acquisizione – scoprire che di fatto nulla di diverso da prima sia accaduto. Non ci sembra manchi più nulla (in attesa di smentita ma, perché no, anche di un confronto pubblico).

Però volendo essere malignamente d’attualità non vorremmo che il problema fosse l’erogazione del credito utile all’acquisizione, perché in tal caso qualcuno ci dovrebbe spiegare su che base si sia deciso per una e non per le altre offerte in fase di prima asta.

Rifondazione Comunista Sansepolcro