Torre di Berta, 73° anniversario: stasera alle 21:30 le celebrazioni in piazza con luci e letture
Il Comune di Sansepolcro ricorda uno degli storici simboli della comunità biturgense
Sono passati 73 anni da quella mattina del 31 luglio in cui la Torre di Berta fu fatta saltare in aria dai tedeschi.
Anche quest’anno questa ricorrenza sarà ricordata con una cerimonia pubblica: al fine di favorire la partecipazione dei cittadini quest’anno l’appuntamento è stato posticipato alla sera di oggi lunedì 31 luglio alle ore 21:30 (mentre già questa mattina, alle ore 5:00, il “Gruppo Campanari di Borgo Sansepolcro” ha celebrato la ricorrenza con 73 tocchi alla campana della cattedrale).
Per l’occasione la piazza sarà animata da letture (tenute dagli attori della “Compagnia del Teatro Popolare”), musica (a suonare saranno i musicisti del “Gruppo Musici dei Balestrieri”) e giochi di luci: l’intento è quello di ricreare la giusta suggestione di quegli ultimi istanti di vita della Torre prima della sua barbara distruzione.
Nonostante siano passati molti decenni, ancora oggi la Torre di Berta continua ad essere uno dei simboli più amati della città; un elemento identitario in cui la comunità di Sansepolcro si riconosce, nonostante tale monumento non sia più né visibile (se non sulle foto d’epoca), né tangibile.
Invitiamo dunque tutta la cittadinanza a partecipare ad una serata che nella sua sobrietà sarà interamente incentrata sui ricordi, la memoria, la condivisione e la suggestione del far rivivere un monumento che né le bombe, né il tempo sono riusciti a cancellare dall’immaginario collettivo della comunità
-Ufficio stampa Comune di Sansepolcro-
Pubblicato da Redazione
Qualche anziano sosteneva che i militari tedeschi intendessero minare il palazzo vescovile, ma, dietro le suppliche del vescovo, decisero di minare la torre, così da comprendere l’una e l’altro.
La torre non fu mai ricostruita perché con le sue pietre furono ricostruite le case distrutte; la campana, fatta a pezzi per sottrarla a eventuali razzie, non fu mai rifusa e, anzi, negli anni ’60 il suo bronzo fu venduto al “ferraccio”.
Malgrado tutto, la distruzione della torre è diventata il simbolo della guerra vissuta dalla città, tuttavia, per quelli che, nella realtà, sono stati i tanti cittadini morti, viene mai spesa anche solo una parola?
Ndr._ Purtroppo è così, ingiustamente, ma è così.
Guarda Anghiari il 18 agosto 1944 che, se vengono ricordati con una messa in suffragio ed una corona al Cippo è solo per l’insistenza dello scrivente.
Solo il sindaco Bianchi unitamente a me ha intercorso una serie di missive con il Ministero della Difesa e la Presidenza della Repubblica,
Per il resto, non più sindaco il Bianchi, “assoluto silenzio”.
Ma mi risentiranno dalle pagine de “il Fendente”, entro il 18 agosto
Pensiamo al dott. Carlo Vigo: in tempo di pace, metteva la sua casa in liguria disposizione degli ammalati di tbc in convalescenza.
In guerra, portò soccorso a civili e partigiani feriti e diede rifugio a numerosi fuggitivi all’interno dell’ospedale, tra cui il prof. Attilio Momigliano che gli dedicò l’edizione commentata della “Gerusalemme liberata”.
Con la distruzione della torre di berta, perse la sua casa affacciata sulla piazza.
Morì saltando su una mina per portare soccorso a un contadino.
Tutta la cittadinanza partecipò al corteo funebre, che si snodò ininterrottamente dalla camera ardente, allestita nel vecchio ospedale, fino al cimitero.
Questo è, anche con tutti i limiti di una persona, un eroe, tanto più nostrano.
Eppure, forse a causa dello scarto generazionale, non se ne sente mai parlare…