Articolo Uno – Mdp, Sansepolcro: ” Dobbiamo rispettare la nostra storia: il caso del museo civico di Sansepolcro”

Riceviamo e pubblichiamo:

Dopo l’ordinanza contro i poveri, il “nuovo umanesimo” dell’amministrazione Cornioli prende sempre più forma.

È il caso del museo civico di Sansepolcro.

L’amministrazione comunale, tramite affidamento diretto, ha inizialmente concesso i servizi museali (bookshop e biglietteria) alla società “Civita mostre”.

A seguito di procedura di gara, il soggetto gestore è divenuto “Opera laboratori fiorentini s.p.a.”. Uno dei primi atti dell’amministrazione Cornioli è stato quello di sgombrare un’intera sala del museo che conteneva 18 vetrine, con oltre 130 pezzi che vanno dal 1200 al 1800 e che costituivano il “tesoro della Cattedrale”.

Con un solo gesto è stata cancellata la sensibilità culturale del Sindaco Ottorino Goretti che nel 1975 si era adoperato per la realizzazione del museo civico, insieme con il Vescovo Cioli, Don Ercole Agnoletti e sotto la sapiente direzione della Dr.ssa Maetzke che aveva catalogato i beni in questione.

La collezione era importante non solo per la storia religiosa e civile di Sansepolcro, ma costituiva anche una preziosa testimonianza dell’alto livello delle botteghe orafe cittadine.

Per noi, il Sindaco Goretti rimane un importante riferimento culturale e umano.

Goretti, infatti, aveva ben compreso la pubblica utilità di un museo civico, per permettere ai cittadini di Sansepolcro di leggere la propria storia e di esserne così consapevoli.

Esiste un nesso tra la storia di una comunità, il suo valore formativo per la cittadinanza e la vita democratica che ne discende.

Di tutto questo, l’amministrazione Cornioli pare non tenerne conto, contentandosi di sgombrare una sala, senza alcun progetto di fruibilità futura per il “tesoro della Cattedrale”.

A questa mancanza di sensibilità, si aggiunge la vicenda della vetrata di via Matteotti, dalla quale tutti potevano ammirare la “Resurrezione” di Piero della Francesca.

Con la nuova gestione, il portone antistante era stato chiuso, impedendo ai cittadini di Sansepolcro di fruire liberamente della visione dell’affresco.

Successivamente l’amministrazione comunale, a seguito delle proteste, è stata costretta a fare una parziale marcia indietro, spacciando per concessione quello che era un diritto acquisito da oltre venti anni.

È giusto ricordare che la vetrata fu posizionata durante le celebrazioni del cinquecentenario dalla morte di Piero della Francesca; fu infatti un’intuizione geniale e modernissima dell’assessore alla cultura Tricca, avvalorando con questo atto di grande liberalità, il senso della funzione civile dell’arte figurativa, particolarmente vero nel caso della “Resurrezione”, non solo in quanto simbolo stesso della città di Sansepolcro, ma anche perché l’opera era stata collocata da tempo immemorabile nella sala dell’antico Consiglio cittadino.

Viceversa, all’attuale mancanza di sensibilità per la nostra storia istituzionale e di superficialità verso il patrimonio culturale cittadino dobbiamo dire di no.

All’amministrazione comunale chiediamo di risparmiarsi i “sermoni impalati” sulla cultura, visto le conseguenze.

-Comunicato stampa ‘Articolo Uno’

Pubblicato da Redazione