Le responsabilità dei comunicatori: un quadro così desolante ha numerosi colpevoli

Fa sorridere la politica che scarica la responsabilità sulla comunicazione, ma farebbe altrettanto sorridere la comunicazione che si lava le mani dando la colpa al fallimento della politica.

La comunicazione politica (intesa come sommatoria di comunicazione istituzionale + elettorale) deve cambiare, e nettamente, perché i risultati non sono soddisfacenti.

La fiducia cala, l’affluenza anche.

Vincere le elezioni non può giustificare tutto e tutti.

Alla luce di questo quadro, suggeriamo cinque esempi universali a tutti i politici:

a)-abbandonare l’equazione: più esposizione mediatica = più consenso.

La politica è ovunque sui media italiani. I politici anche. Questo fa aumentare la fiducia nel sistema e nelle singole personalità? Certo che no.
(se nel frattempo si abbandona anche il ‘purché se ne parli’, i danni si ridurrebbero ulteriormente)

b)-abbandonare definitivamente l’idea dei social media come luoghi di diffusione top-down delle notizie. Gli utenti sono abituati a interagire tra di loro e con altri brand, marchi, aziende, istituzioni. Un politico (come una Pubblica Amministrazione, come un giornale, come una multinazionale) che arriva su Facebook, posta contenuti e non risponde ai commenti sta sostanzialmente dicendo “tu adesso mi stai a sentire, e di quello che dici tu non me ne frega niente”. Legittimo, sia chiaro. Ma poi non lamentiamoci dei dati di fiducia così bassi.
c)- se non hai notizie, non parlare. In caso contrario, si finisce nel rumore di fondo indistinto (che è sempre di più, perché i mittenti della comunicazione sono sempre di più). Se non sarà dannosa, la comunicazione che ripete sempre le stesse cose sarà comunque inutile.
d)-ogni canale ha la sua funzione. In televisione si va solo quando si è finito un processo di riforma o quando si ha un nuovo annuncio da fare.

Facebook si usa quando si ha voglia di rispondere ai commenti degli utenti.

Twitter può servire ad attirare l’attenzione dei media tradizionali, ma se rispondiamo solo a noi replichiamo l’idea di “Kasta” su un canale social: sempre Kasta rimane.

e)-enjoy the silence: i dati Demos dimostrano che più comunicazione non equivale a più voti.

Proviamo a verificare se l’ipotesi opposta regge?

Proviamo a vedere se parlando di meno si perdono ancora più voti?

Potremmo restare sorpresi dalla risposta, potremmo scoprire che è vero il contrario.

Per chi ritiene di avere una buona proposta politica tra le mani, questo potrebbe essere un buon esperimento per l’anno nuovo.

-Pubblicato da Redazione