Lettura consigliata al signor Sindaco di Anghiari / L’ipocrisia europea ed il tabacco italiano -parte 2^-

L’ex Monopolio di Stato (attuale ETI) produce sigarette e sigari made in italy, produce sotto licenza alcune sigarette di marca straniera, e distribuisce sul territorio nazionale tutto cio’ che viene fumato.
Parte del tabacco contenuto nelle sigarette italiane e in misura inferiore quello contenuto nelle estere viene coltivato in Italia, che e’ il piu’ grande produttore europeo.

Tra le regioni tabacchicole ha il primato di produzione la Campania.

Ma importanti produttori sono anche l’Umbria, la Puglia, la Toscana (che produce anche il tabacco di fascia per il sigaro), il Lazio e il Veneto.
Negli ultimi anni molte colture tradizionali (come il pomodoro nella zona avellinese di Montorso Inferiore da noi visitata) sono state sostituite dal tabacco.
La ragione e’ economica: il tabacco infatti e’ una delle colture che gode dei piu’ alti contributi dell’unione europea.
Chi coltiva tabacco, insomma, ha la certezza di vendere il suo prodotto, all’ETI e agli stranieri.
Va detto che il tabacco necessita di molte cure sia in fase di coltivazione che trasformazione.

E’ la giustificazione che i produttori accampano per giustificare un premio cosi’ alto.

Ma e’ chiaro che la volonta’ politica europea e’ semplicemente quella di incentivare un prodotto europeo a scapito di quelli (sempre piu’ invadenti e presenti) provenienti da altri paesi. Ma ancora una volta la ragione economica prevale sulla coerenza e l’etica.

L’introduzione di norme antifumo che con difficolta’ l’UE introduce sono paraventi dietro i quali si celano le manovre che contano.

Tabacco al ‘pesticida’

Si potrebbe affermare che se il tabacco viene coltivato in casa Europa la qualita’ puo’ essere piu’ garantita, soprattutto se si pensa all’uso di fitofarmaci da noi vietati che paesi del Terzo Mondo usano per le coltivazioni. Ma i fumatori italiani devono sapere che anche il tabacco italiano (e non solo) e’ irrorato di pesticidi.

Pesticidi che ovviamente vengono poi fumati, unendosi alle altre sostanze dichiaratamente cancerogene. Una produzione “bella”, dove la foglia non e’ rovinata da afidi e pulci, viene pagata di piu’ al mercato. L’uso di pesticidi per trattamenti preventivi e di cura sono quindi notevoli al fine di proteggere le foglie, ma non l’ambiente, le falde acquifere, l’aria delle zone tabacchicole. Quindi a rimetterci in salute e’ l’ambiente e anche chi non fuma.
Certo, esiste una regolamento comunitario che incentiva gli agricoltori a sostituire quando possibile i prodotti chimici con quelli meno dannosi per l’ambiente: si chiama lotta integrata.
Chi la fa prende piu’ soldi ancora, come premio perche’ rispetta l’ambiente. Pare la facciano in tanti. E perche’ non dovrebbero?

Continuano a buttare i pesticidi quando e’ necessario?

Gli stessi disciplinari regionali relativi alla 20/78 (ovvero uno schema di massima che suggerisce ai coltivatori i trattamenti consentiti e quelli alternativi a minor patto ambientale) sembrano non rispettare l’obiettivo del regolamento che e’ quello di sostituire quando possibile gli antiparassitari chimici con quelli biologici.
L’agroecologo da noi consultato, Giuseppe Altieri, ha rilevato che (per fare un esempio) nel disciplinare umbro non vengono privilegiati i metodi alternativi a minor impatto ambientale come il solfato di rame. Forse per incompetenza, forse per non danneggiare il mercato ricco dei pesticidi.
Quindi la lotta integrata che gode dell’alto premio della CEE potrebbe essere solo di facciata, quindi una truffa (stiamo indagando a proposito e ritorneremo su questo argomento in un prossimo servizio).
Ovviamente tutto accade per prendere dall’Unione Europea piu’ contributi di quanti gia’ non ne vengano dati per ogni ettaro coltivato.
Va detto che i soldi per i contributi all’agricoltura, l’UE li prende dalle nostre tasche e da quelle degli altri cittadini dell’unione.

Tra le altre cose la lotta biologica sembrerebbe dare ottimi risultati sul tabacco.

Abbiamo visto ad Anghiari (provincia di Arezzo) i campi coltivati di Kentuchy, il tabacco usato per i sigari toscani.

I campi sono quelli del signor …. (omissis-Ndr.-) che si e’ prestato per la sperimentazione della coltivazione biologica di quella varieta’ di tabacco che e’ tra i piu’ irrorati di pesticidi perche’ la foglia esterna (detta di fascia) viene utilizzata per “fasciare” il sigaro, ma quella foglia per essere pagata piu’ di qualsiasi altro tipo di tabacco, deve presentarsi senza un buco provocato dalle pulci.

Quindi e’ una guerra agli afidi e alle pulci che rovinano le foglie. Una guerra chimica.
Ovviamente chi incentiva il tabacco non pensa alle drammatiche conseguenze ambientali provocate da questa coltivazione.

Se si pensa poi che il Ministero della sanita’, ripeto il ministero che dovrebbe tutelare la salute e che fa le leggi contro il fumo che fa male, per regolamento della Comunita’ Europea avrebbe dovuto revisionare alcuni pesticidi usati in agricoltura, quelli sospettati di essere piu’ tossici.

E non l’ha fatto.

L’Italia e’ cosi’ l’unico paese membro dell’unione europea a disattendere il regolamento.


-Dottor Giuseppe Altieri: “Agernova, Agroecology in action”-
http://www.agernova.it

Pubblicato da Redazione