SANTAFIORA DI SANSEPOLCRO: GIÙ LE MANI DAL “SOMARO”! (parte prima)

LaRittaArticolo del prof.Roberto Manescalchi:

Sollecitato dall’amico Gino Dente e per evitare che dello Stradone (Dritta, Ritta, Ruga di San Martino) di Anghiari si parli in modo improprio (in parte sta già avvenendo anche se, ovviamente, ognuno è libero di dire o scrivere quel che gli pare), mi sono risolto di pubblicare – con piccolissime correzioni e qualche omissione anche importante (sempre, comunque, segnalate in neretto) – il testo che a tal proposito mi ha lasciato Pierpaolo Tofanelli.

A Pierpaolo, amico dolcissimo come fratello, va, in toto, il merito della comprensione e della scoperta. Le omissioni sono dovute ad un lavoro di verifica (ancora in atto e non completato). Pierpaolo, con cui ho avuto il piacere di studiare per moltissimi anni, prima della sua prematura scomparsa, mi ha pregato più volte, di portare a termine (verificare) i suoi studi. Sto cercando di mantenere l’impegno e sia ben chiaro che, dopo averli depositati, li tutelerò in ogni modo. Dico questo non perché intraveda in essi una qualche possibile fonte di guadagno che tutti sanno il come non esista lucro nello studio e o nella pubblicazione di un articolo scientifico. Non ci troviamo davanti a produzione di spettacolo, non si mangia (non vendiamo né cene né pranzi), non si beve (non mesciamo alcunché e perciò non abbiamo possibilità alcuna di alterare) e neanche, stante l’assenza di scena e spettacolo, ci capita di sbigliettare che mai, in vita nostra, abbiamo compilato un borderò. Non siamo assistiti da sovvenzione alcuna, non godiamo in alcun modo di pubblici contributi e ci auguriamo che presto finisca e chiuda la bottega oscura della cultura assistita dal partito. Da noi si cerca piuttosto la serietà lontano dal fastidioso rumore dell’improvvisato ed idiota folclore proprio di chi è povero di idee. In questo preciso caso lo facciamo solo e soltanto perché all’immagine di Pierpaolo che tutto era meno che idiota e o folcloristico non accada una qualche immeritata caduta di stile… (camminate per Pierpaolo; al sorgere del sole con Pierpaolo… ecc. ecc.). Pierpaolo è morto e non cammina più! Non vede più alba alcuna ed è morto senza alcun timore. Una volta arrivata lei (sorella morte) lui aveva ben chiaro il concetto che… se c’era lei non ci sarebbe stato più lui. Morto in assoluta serenità. Ognuno di quelli che lo hanno conosciuto è libero di ricordarlo come vuole. Se si evitassero le pagliacciate credo che sarebbe meglio, ma liberi di fare quel che più vi accomoda. quello che, invece, nessuno è libero di fare è di fargli dire cose che non ha detto che quel che ha detto è ben documentato e certificato. Qui la chiudo e mi auguro che il messaggio (che, per altro, è stato inviato più e più volte) sia finalmente arrivato chiaro e forte!

Non ci resta quindi che dare la parola a Pierpaolo:

“”Chi arrivasse dalla città di Arezzo e volendo attraversare Anghiari abbreviando il percorso di una via di tornanti che cerca di evitarlo, si troverebbe, in cima al paese, di fronte ad una precipitosa discesa. E’ la Dritta, un tempo detta anche Ruga di San Martino ed oggi corso Matteotti (sic!). Con un dislivello di oltre cento metri raggiunge in meno di un chilometro la piana sottostante e, allungandosi in pianura per altri sette, va verso il paese di Sansepolcro. Unica diversità di questo lungo segmento rettilineo è il vecchio Ponte sul Tevere (oggi crollato perché abbandonato e privo di manutenzione). Uno scarto repentino a sinistra ridotto alla sola lunghezza del ponte stesso per poi riprendere in perfetto allineamento la medesima direzione di prima: l’occhio di chi la vede da lontano, cioè dall’inizio anghiarese, nota appena l’interruzione lontana circa sei chilometri e corre con lo sguardo fino alla sua fine ed oltre… Lo stradone esisteva già ai tempi di Piero; abbiamo testimonianza dalle tavole dipinte di certi cassoni lignei, probabilmente da corredo, contemporanei all’epoca di Piero, che raffigurano la Battaglia di Anghiari (1440) e il suo svolgersi proprio per quella strada, dove si vede anche il ponte sul Tevere. Alcuni storici locali ne attribuiscono la costruzione a un vescovo aretino del XIV secolo, Piersaccone della famiglia dei Tarlati da Pietramala e ne ipotizzano un uso militare che per l’aspetto particolarmente aperto e facile di questa vallata mi sembra inutile e poco convincente. Esiste, credo, un solo documento riferibile a Piersaccone e non mi sembra possa riferirsi al costruito di questa via, bensì alla sua manutenzione, il vescovo dice infatti che essa deve essere mantenuta “della larghezza di diciannove braccia” e questo è già straordinario. Forse nel quattordicesimo secolo, in considerazione di una avanzata rinascita delle città, era ripresa l’attività di costruzione viaria ma le tracce sono davvero scarse e ciò che risulta all’osservazione è senz’altro un prevalente utilizzo dei vecchi tracciati romani assistiti nella manutenzione dal reticolo delle vecchie pievi che in questo dovevano avere uno dei loro compiti amministrativi più importanti. Le vie romane comunque non hanno mai raggiunto le dimensioni di questo stradone: in epoca repubblicana una strada normale era larga circa un metro e ottanta centimetri quindi meno di quattro braccia comunque esse siano, una via consolare più importante e certo con interessi anche militari, non superava i due metri e mezzo e quindi meno di cinque braccia, in epoca imperiale queste misure crebbero notevolmente: certi scavi nei pressi di Torrita di Siena hanno portato in luce l’importantissima Cassia Vetus, con allargamenti fino forse a quattro metri, comunque sicuramente meno di cinque ed io ho visto tratti di una via imperiale tra Antiochia ed Aleppo che, ancora intatti per la durezza del loro basalto, si avvicinavano a questa ultima misura. Il nostro stradone è largo diciannove braccia e anche considerando la misura particolare di un probabile braccio locale (Sansepolcro) di soli cinquantaquattro centimetri, inferiore a quello romano (68cm) e a quello fiorentino (58cm), la sua larghezza superava comunque i dieci metri, quanto e forse più di quella attuale. La centuriazione ad oriente del fiume è probabilmente di un secolo o due più tarda di quella occidentale e non ha il medesimo orientamento, il ponte, che forse ha l’età della più giovane (1-2 sec. D.C.) si torce sul Tevere quasi a contentar le due parti cercando ad ogni suo estremo di orientarsi per metter d’accordo le due diverse direzioni. Lo stradone parte ed arriva da questo ponte facendo parte per se stesso, ne a destra, ne a sinistra del fiume tiene conto del più antico ordinamento centuriale dissacrando la rettangolare regolarità dei campi e “sciupandoli a pinzo” cioè in scomodi triangoli, per seguire un preciso scopo tutto suo. Questo “scopo” deve essere stato davvero importante se i contadini o i proprietari gli hanno permesso di raggiungerlo in questo modo. Oggi è quello di unire i due paesi di Sansepolcro ed Anghiari ma se si osserva bene ci si accorge che un tempo non era così. Se si immagina infatti, dalla parte di Sansepolcro, di togliere per un momento, il caotico costruito di un’espansione abbastanza recente, ci accorgeremmo che la sua intenzione primaria non è quella di raggiungere la città a cui si collega con tratti secondari posti quasi ad angolo retto ma di indicare (…) un punto lontano dell’Appennino, oltre le prime colline (…), ai piedi delle quali la strada si interrompe proprio perché, giungendo a ridosso di queste, quel punto diventa invisibile. La, oltre queste colline, oltre la valle del torrente Afra che le divide dall’Appennino, ad un’altezza di più di settecento metri, si vede dal ponte il convento francescano di Montecasale (…) e sopra di esso al solstizio d’estate…nasce preciso il sole. Anche dalla parte di Anghiari è la medesima situazione, la strada imperterrita proseguiva dritta ad una certa distanza dalle antiche mura, superando a nord il declivio dove si pone il paese, fino a raggiungere la sommità delle colline ed innestarsi in una traversa via di crinale. E’ il paese che ha cercato la via, sviluppandosi nella sua direzione ed oggi l’antica Ruga di S.Martino (o la Dritta) è diventata (come già detto) il centrale Corso Matteotti. L’idea che si trattasse di un “puntamento astronomico” si era fatta evidente con le osservazioni fatte durante il solstizio e alcune domande che c’eravamo fatte sembravano (…) finalmente risolte…ma la “soluzione” altre più numerose ne portava e complicava enormemente il problema. (…)

Chi progettò lo stradone lo usò (…) per puntare il sole di S. Giovanni dal vecchio ponte verso Montecasale e poté dividere il tempo tra primavera ed estate, datando con precisione un “nodo liturgico” importante dello scorrer dell’anno…, ma chi progettò questo “strumento”? Il puntamento (…) è anche ad occidente del Tevere e certa sua precisione chiarisce cose che complicano enormemente la nostra storia (…). Dalla parte del tramonto c’è un altro punto di riferimento: lo stradone occidentale, a partire dal ponte, finisce davanti ad una chiesa. Anche questa chiesa è dedicata a S.Francesco ed è detta “della croce” perché sembra che il Santo abbia piantato in quel luogo una croce…un segno preciso che indica una distanza dal ponte esattamente uguale a quella che dal medesimo va a Montecasale. Sto parlando (…) di una distanza in linea d’aria perché abbiamo detto che dalla parte di Sansepolcro la strada si interrompe quando il punto di riferimento non è più visibile e, perdonate la mia pignoleria, se mi ripeto precisando ancora queste distanze: dodici chilometri circa tra Montecasale e la chiesa di Anghiari, con il ponte sul Tevere che si trova esattamente alla metà di questa distanza e che individua un ben preciso punto d’osservazione, un centro dello spazio visivo della vallata e di tutto il cielo sopra di questa: un centro dell’universo. Credo (…) che si tratti di un gigantesco, incredibile astrolabio, uno strumento geniale, (…) che seguendo i vari movimenti della terra si presenta a precisi e diversi appuntamenti con il cielo… quello del sole sostiziale non è che uno dei tanti“”. (fine della prima parte-continua).

-Roberto Manescalchi-

Pubblicato da Redazione