Sansepolcro: Polittico della Misericordia / Sembra che il Sindaco si sia arrabbiato (2^ parte)

Articolo di Roberto Manescalchi (foto)

Noi crediamo che quanto sostenuto dalla responsabile del restauro non sia affatto vero e cercheremo di dimostrarlo.

Voi potrete pensare che sia una questione di lana caprina, ma per noi (crediamo per molti) è, invece, oltremodo importante sapere dove Piero dipinse il suo affresco… la pittura più bella del mondo. Oltre a Vasari lo scrive anche Aldous Xuley nel 1921 e poi crediamo che il confronto e lo studio possa essere contributo utile a determinare la cifra reale del valore di chi sull’affresco è intervenuto.

Non ci stancheremo mai, anche a rischio di monotonia di sostenere che alla logica dignità di scienza l’abbiano data altri.

Lo hanno certamente fatto i greci antichi ed è appena appena il caso di ricordare, tra i tanti: Pitagora, Eraclito, Zenone, Platone e Aristotele.

Tutti sanno (forse non è così!) del come, partendo da una proposizione e o premessa di carattere generale detta ‘maggiore’ e aggiungendo ad essa in concatenazione una proposizione o premessa ‘minore’, si possa giungere ad una proposizione e o conclusione coerente.

Mi spiego meglio, a beneficio di coloro per cui la materia risultasse ostica o che a scuola non hanno avuto voglia di studiare, con l’esempio degli esempi:

1) Tutti gli uomini sono mortali (proposizione e o premessa maggiore)

2) Socrate è un uomo (proposizione e o premessa minore)

3) dunque Socrate è mortale (conclusione coerente)

Dal sillogismo (si chiama così) su Socrate apprendiamo, senza ombra di dubbio, che ove le proposizioni maggiore e minore sono vere e corrette… la conclusione non può che essere altrettanto vera e corretta.

Perché tutta questa storia?

Semplice:

1)Piero della Francesca ha dipinto la Resurrezione nel Palazzo della Residenza (o dei signori 24 se più vi piace) e questo, secondo noi (anche secondo Vasari), è certamente vero stante che l’affresco è fortemente identitario della comunità e ne costituisce l’emblema pur mantenendo ovvie connotazioni religiose.

In caso contrario, in special modo al tempo di Piero, si rischiava di finire sul rogo. (questo fin dal Concilio di Verona del 1184 dove fu costituita l’ Ad abolendam diversarum haeresum pravitatem – praticamente il feto che crescendo diventerà la Santa Inquisizione. Inquisizione i cui tribunali furono aboliti in Europa solo nel XIX secolo. Tribunali che sopravvissero, bene ricordarlo, nello Stato Pontificio. Stato in cui nel 1908 la Santa Inquisizione mutò nome in Sagra congregazione del Santo Offizio e dal 1965, ancora in essere, si chiama: Congregazione per la dottrina della fede.

2) Un affresco di quella importanza e di quelle dimensioni (emblema civico) non poteva che essere dipinto nella parete principale della sala più importante del pubblico palazzo e anche questo, sempre secondo noi, è certamente vero (la parete più importante del pubblico palazzo è certamente quella di fronte all’ingresso nella prima sala. Sala da cui i signori 24 si affacciavano sull’arengario. Non crediamo che qualcuno abbia voglia di sostenere l’importanza delle pareti laterali e o di quella di contraffacciata immediatamente alle spalle di chi entra).

3) dunque la conclusione, assolutamente vera, sempre secondo noi, è che Piero ha dipinto il suo affresco con il Cristo Risorto esattamente proprio dove ancor oggi si trova.

Il distacco a Massello, che comunque non è un’invenzione e o una scoperta di Cecilia Frosinini… quelli che ci credono e/o ci hanno creduto e ne hanno parlato prima della professoressa e dei tecnici della sua squadra.

Quelli poi che oggi avrebbero scoperto il distacco a massello e la traslazione dell’affresco in realtà non hanno scoperto un bel nulla che di detto distacco parlò già negli anni cinquanta del secolo scorso il Soprintendente Ugo Procacci. Riporto da Il Mattino dell’Italia Centrale del 24.1.1952  Procacci  così risponde ad un intervista di Ugo Serafini:

Domanda:È vero che l’affresco di Piero della Francesca verrà staccato?”,

Risposta:Per quanto (già) detto sopra, tutto dipende dalla decisione del Consiglio Superiore delle Belle Arti. Comunque è bene che si sappia che se la Resurrezione di Piero della Francesca è un opera nata nell’attuale edificio che ospita la Pinacoteca, dalla lettura murale, cioè dai rilievi fatti dai tecnici, è risultato chiaro che la presente collocazione non è quella primitiva. Essa (la Resurrezione), probabilmente ai primi del 1500, fu staccata dalla parete ove la dipinse il grande artista e collocata nella sede attuale. L’affresco fu eseguito su una stola di mattoni e i tecnici d’allora segarono tutto lo spessore del muro per trasportarlo”.

In merito a Procacci è bene ricordare che, appena finita la seconda guerra mondiale nel paese ci fu un periodo di generale ricostruzione che fu quasi sempre felice anche se spesso frenetica e poco meditata.

Gli aneliti di crescita e sviluppo, presenti anche in Valtiberina, portarono, tra le molte altre cose, il “restauro/ripristino” del Palazzo delle Laudi (fig. 2) e del Palazzo del Comune (fig. 3) due, tra le più importanti, architetture della città di Sansepolcro.

Fu così che molto prima del compimento dei due recuperi ci si incominciò ad interrogare sulla destinazione futura dei due immobili.

L’ eventuale destinazione di uso del Palazzo delle Laudi a Pinacoteca cittadina pose subito in essere una importantissima questione.

La nuova Pinacoteca, certamente, non avrebbe potuto prescindere dal testo pittorico più importante presente in città e quindi si sarebbe dovuto prevedere il distacco dell’affresco della Resurrezione di Piero della Francesca per poterlo traslocare nella nuova sede.

Procacci fu tra quelli che caldeggiavano il trasferimento dell’affresco e, forse per questo, in totale assenza di prove e sulla base di semplici supposizioni, sostenne che lo stesso fosse già stato ‘staccato a massello’ in antico.

Se non ricordiamo male la prima termocamera fu commercializzata nel 1965 e le prime applicazioni a manufatti edili (pareti) risalgono ai primi anni settanta del secolo scorso.

Più o meno venti anni dopo l’esternazione di Procacci e dei rilievi (?) dei tecnici che cita.

Abbiamo il vago e lecito sospetto che la dichiarazione di Procacci fosse atta al semplice favorire la causa dallo stesso e da altri perorata. 

Successivamente a parlarci del distacco a massello, nel 1996 in quaderni dell’arte n° 18, Lalli editore è il restauratore Guido Botticelli.

Citiamo dal suo  ‘Gli affreschi di Piero della Francesca nel museo civico di Sansepolcro’:

“ da testimonianze non documentarie, e per questo motivo molto discusse, sembra che in origine la Resurrezione fosse posta su una parete provvista di caminetto, forse l’attuale retroparete. In seguito l’affresco fu staccato a massello con l’intera sua struttura muraria costituita da una stuoia di mattoni. La stuoia di mattoni ecc…”

Per motivi di spazio e per non oltrepassare i limiti di parole consentiti alla citazione non possiamo continuare, ma il restauratore  fornisce un disegno esplicativo (fig. 4) del presunto massello.

Il modellino grafico proposto da Botticelli prevede la stesura di una stola di mattoni per ritto, di cui non abbiamo memoria nella storia dell’architettura e che perciò non ci convince affatto.

Tre anni dopo il gruppo di lavoro si consolida e, evidentemente sulla base di convinzioni pregresse, a confermare il presunto distacco a massello ci hanno provato, in cinque: Guido Botticelli,  Francesca Ceccaroni,  Giuseppe A. Centauro,  Massimo Chimenti e Luca Menci. Il loro studio, questa volta corredato da termografia dedicata, fu presentato al  Salone Internazionale del Restauro, Ferrara Fiere, nel 1999.

Abbiamo sovrapposto l’immagine dell’affresco in trasparenza alla loro termografia  (fig. 5) per rilevare che, secondo noi, certezze proprio non si evincono e, soprattutto, attraverso detta termografia, non si dimostra, sempre secondo noi, alcun distacco a massello.

Infine, in tempi recenti (poco prima di Frosinini e della sua équipe), il prof. Franco Polcri sostiene, senza pubblicarlo (ne avrebbe avuto tempo che lo sostiene da anni) di essere in possesso del documento che avrebbero letto i fautori dell’antico distacco a massello e favoleggiato da Franceschini.

Attendiamo la pubblicazione e la foto del prezioso reperto!

(fine seconda parte-Segue 3^ ed ultima parte)

Pubblicto da Redazione