Sansepolcro: Polittico della Misericordia / Sembra che il Sindaco si sia arrabbiato

Terza ed ultima puntata.

-articolo di Roberto Manescalchi (nella foto)

Come per la logica la scienza produce, quasi sempre, sempre molti più problemi di quanti non ne risolva se non usata con cognizione di causa (questa è bene specificarlo è nostra personalissima convinzione e affermazione di carattere generale che non stiamo chiamando in causa specificatamente nessuno) 

Il distacco a Massello… quelli che non ci credono e/o non ci hanno creduto.

Uno dei primi a contrastare l’ipotesi del possibile distacco a massello della resurrezione e a parlarne fu lo storico Gino Franceschini (docente all’ateneo di Urbino) lo fece nel 1952:

-“ma il documento nessuno l’ha tirato fuori sin qui (si riferiva all’entourage di Procacci e di quanti sostenevano la bontà dell’operazione trasloco dell’affresco in palazzo delle laudi sulla base di un presunto documento da cui si poteva evincere l’antico distacco a massello) e si accontentano di almanaccare intorno ai possibili significati d’una laboriosa cedula in cui si parla d’un conto pagato ad un muratore per aver fatto una fascia di mattoni, quasi morsa intorno all’affresco”.  (La Nazione, cronaca di Arezzo 19, gennaio, 1952) 

Sempre del 1952 contro l’ipotesi di un possibile spostamento in antico dell’affresco ricordiamo uno stupendo articolo di Roberto Papini (docente all’ateneo di Firenze) la cui lettura completa consigliamo vivamente agli odierni pinacotecai (così chiama lui quelli suoi contemporanei e va da se che il termine ci aggrada fuor di misura).

Noi possiamo solo citare da La Nazione del 13 febbraio 1952: “…eppure c’è chi pensa a strappare, nientemeno l’affresco di Piero dal muro dove ottimamente è sempre stato

Ci sarebbe poi, anche ed in aggiunta, il testo telegrafico (fig.6)  del Prof. Amintore Fanfani che fu certamente intellettuale raffinatissimo e fine connoisseur delle cose d’arte della sua terra che in un telegramma all’amico Prof. Giulio Gambassi scrive:

-“Assicuri popolazione che gloriosa testimonianza genio et fede Piero della Francesca non sarà rimossa parete cui fu consegnata magico pennello Fanfani”.

Si potrebbe obiettare che Franceschini, Papini e Fanfani non furono tecnici. Si ma ebbero certamente buon senso e quello, a volte, supporta!

Prima di continuare ci pare giusto ricordare che, dopo i greci antichi, certamente a confermare alla logica dignità di scienza hanno contribuito Galileo, Newton, Lebnitz, Einstein e, se permettete, con tutto il rispetto possibile, trattasi di gente qualitativamente diversa da quella che oggi ruota, a vario titolo, intorno all’affresco.

Perché questa nuova premessa?

Perché è certamente possibile un distacco a massello, ma l’affresco è grande e il muro pesante e Archimede è morto prima che qualcuno fosse stato in grado di fornirgli la leva e il punto di appoggio per sollevare il mondo. (nella fattispecie si possono ipotizzare da 1600 a 1800 kg a metro cubo per circa 5 metri cubi e un totale approssimato di 8,5 tonnellate).

C’erano, è vero, al tempo di Piero la conoscenza delle possibilità tecniche offerte dalle macchine di Brunelleschi che, per altro, il nostro aveva sicuramente ben visto a Firenze nel 1439, ma crediamo non siano mai state sottoposte a simili sollecitazioni.

Piero certamente non fu cretino e non dipinse l’affresco da un altra parte per poi segare il muro (senza rovinare il dipinto?) e portarlo dove adesso è e anche questa ci pare supposizione corretta.

Se segarono il muro e spostarono l’affresco da dove era dipinto… i cretini furono altri!

Dal 1474 al 1478 il nostro artista fu Soprintendente alla fabbrica “ superstantibus sub moenia Residentiae” e fu certamente l’artefice delle volte della prima e della seconda sala.

La logica, la logica sempre la logica!

Non vorrete mica farmi credere che la nomina a Soprintendente sia avvenuta per caso e/o lo abbiano chiamato per sovrintendere alle pulizie o per stilare l’orario dei custodi e tenere il conteggio di ferie e permessi?

La qualità estetica delle volte delle sale del palazzo, i caratteri stilistici dei peducci e le proporzioni rimandano con forza a quei precisi anni ed è Mario Salmi (1945) a sostenere quel che abbiamo già detto nel momento in cui scrive che: “esse riflettono l’altissima civiltà urbinate” (Piero Della Francesca e il Palazzo Ducale di Urbino, Le Monnier. Firenze)

La stola su cui è dipinto il Cristo Risorto è entro un telaio di travi?

Se anche fosse completamente dimostrato – dalla termografia noi non lo rileviamo completamente –  il telaio sarebbe servito all’elasticità della struttura (stola di mattoni su cui e steso l’affresco) – Piero non era cretino e fu il miglior geometra – che allora voleva dire molte cose – che fosse ne’ tempi suoi.

Detto da Giorgio Vasari non è complimento da poco.

Del resto quella stola di mattoni si è salvata, da diciassette scosse di terremoto forti, da un centinaio di media entità e da quasi un migliaio di poco conto, ma sempre oltremodo dannose e foriere di crepe per qualsivoglia intonaco.

I maligni e le malelingue sostengono che l’espediente l’abbia salvata anche dalle stridule vibrazioni del recente concerto che il compositore Salvatore Sciarrino ha dedicato al maestro rinascimentale, di cui abbiamo detto in altri luoghi, proprio sotto al suo affresco più bello (fig. 7).

Il distacco a massello, ci fosse stato, sarebbe avvenuto necessariamente alla fine del Quattrocento e più esattamente nel suo ultimo quarto.

Troppo vicino a noi… Impossibile che nessun cronista, ci fosse effettivamente stato, non ne abbia reso  che testimonianza.

Vasari inizia a raccogliere materiale per il suo bestseller intorno alla metà degli agli anni venti  del Cinquecento ed è discendente di Lazzaro aiuto di Piero.

In famiglia non sanno e non gli raccontano dell’eccezionale spostamento?

Vasari è marito di Niccolosa Bacci.

Niccolosa fu erede diretta di chi chi commissionò a Piero la storia della vera croce ad Arezzo e neanche dalla famiglia Bacci nessuna notizia del trasloco del muro della Resurrezione.

Vasari fu amico ed ebbe per collaboratori tutti gli eredi culturali e concittadini di Piero e più precisamente: Raffaellino del Colle, Berto Alberti, Camillo Cungi, Cristoforo Gherardi che trascorse anni con lui in Palazzo Vecchio.

Nessuno che gli abbia raccontato della eccezionale impresa.

Vasari fu architetto granducale e fu a Sansepolcro per problemi connessi alle fortificazioni cittadine ogni cinque minuti stante la preminente importanza della città nel sistema difensivo integrato di Firenze.

(Questo in tempi in cui alla televisione non c’erano partite, films e o telegiornali da guardare).

A tavola ci si raccontavano le cose eppure… niente!

Si favoleggia poi che la Resurrezione sia stata dipinta addirittura in altro luogo e così per portarla al livello della sala oltre che scarrellarla da una posizione ad un altra avrebbero dovuto anche alzarla per un paio di metri almeno.

D’altronde i recenti fautori del distacco a massello si devono essere accorti che il muro della facciata (arengario) è più spesso di quello dove è ora l’affresco e un muro più grosso in uno più piccolo non ci sta (si mormora che per un certo periodo siano stati sicuri che Piero avesse dipinto il suo affresco sul fronte dell’edificio a mo’ di tabernacolo.)

Fin qui, comunque e in ogni caso, c’è chi ragiona in un modo e chi in un altro. Chi valuta una presunta prova in un modo e chi in un altro. 

Poi ci saremmo noi, ma noi non abbiamo alcuna pretesa e certamente nessuna intenzione di contrapporci alla scienza di Cecilia Frosinini e dei suoi.

Crediamo però che ci sia una cosa che, forse la squadra dei tecnici dell’ultimo restauro non sa. Crediamo, non sappiano che dietro la parete dove Piero aveva dipinto la sua resurrezione uno stratosferico (nell’occasione) Cherubino Alberti un centinaio di anni dopo dipinse in affresco un meraviglioso Cristo alla Colonna.

A noi è venuta in mente una foto antica dell’affresco di Cherubino (fig. 8).

Una foto di prima del suo distacco. Una di quelle foto fatte con un banco ottico che poteva avere solo lenti di Carl Zeiss di quelle fabbricate a Jena e montate da Linhof .

Una foto che mostrava le grandi lesioni della parete e anche la più piccola delle crepe sull’intonaco. La foto che avevamo in testa, la conservavamo in uno dei cassetti del nostro archivio e questo, senza ombra di dubbio, Cecilia Frosinini e i suoi non potevano saperlo.

Non potevano neanche sapere che nella foto si vedevano benissimo, anche le unghie della volta e che saremmo stati quindi in grado di riposizionare crepe e lesioni perfettamente alle spalle della Resurrezione (fig 9). L’ing. Giovanni Cangi* è stato in grado…

Roberto Manescalchi si è limitato a fare il mestiere di storico e recuperare la foto.

Proprio quella vecchia foto in bianco e nero ci voleva.

Ora il Cristo alla colonna, staccato e restaurato non consentirebbe più alcun confronto.

Giovanni Cangi ha poi effettuato l’esame comparato del quadro fessurativo , in questo eccezionale primo e, molto probabilmente unico possibile, esame del genere al mondo, ha evidenziato senza ombra di dubbio che non noi (che, come detto, contiamo poco e niente), ma la scienza delle costruzioni ci dice che non ci sono inserti nella parete e che le parti di essa sono perfettamente legate e solidali tra loro.

E’ la scienza delle costruzioni che si schiera senza se e senza ma dalla parte di coloro che sostengono che l’affresco è stato dipinto li e li è sempre rimasto:

  1. a) tutto può essere, ma sembrava particolarmente complicato segare un muro per inserircene un’altro senza far crollare la volta, anzi le volte, per altro leggermente disassate tra prima e seconda sala, che insistono sulla parete della Resurrezione. Un bell’ardire. Una sfida contro ogni regola della statica ancor oggi figuriamoci per un artefice di fine Quattrocento (fig. 10) La parete che avrebbe dovuto esser segata per vedere l’inserimento dell’affresco tagliato a massello è contrassegnata con la lettera A).
  2. b) le volte sono state costruite dopo che l’affresco tagliato a massello era già stato traslocato? Cioè avrebbero costruito le volte con sotto l’affresco senza rovinarlo? tutto può essere… i mastri muratori di una volta erano più bravi di quelli di oggi, ma ci pare altamente improbabile.
  3. c) Che Piero abbia dipinto li l’affresco dopo la costruzione delle volte? Ipotesi non priva di un qualche fascino… abbiamo sempre pensato che potesse essere l’ultima pittura e la più bella. Se la Pala di Brera è del 1971/72… l’affresco potrebbe benissimo esser datato 1475/76.

Quanto sopra in a, b e c, malgrado tutto non risolve completamente il problema anche se cozza pesantemente contro l’ipotesi del distacco a massello.

Quel che ci pare, invece, dia il colpo di grazia è l’esame comparato del quadro fessurativo generale della parete che non prevede la possibilità di alcun inserto per le due categorie di lesioni rilevate: quelle quadrate in senso verticale orizzontale evidenziate in blu che ricalcano l’apparecchio murario retrostante e quelle diagonali che nella resurrezione scendono da destra a sinistra che invece sono di trascinamento di un pannello solidale alla parete e dello stesso tipo di quelle che presenta il resto della parete (qui omesso, ma che abbiamo) evidenziate in rosso (fig. 11).

Alla faccia di chi sostiene, ci pare di averlo letto o sentito, ma non abbiamo voglia di cercare il riferimento, che la parete dove è dipinto l’affresco non sia ben ancorata alle adiacenti.

La foto che ha consentito il rilievo delle lesioni è una foto eseguita negli anni 90 del secolo scorso.

  1. d) le lesioni di tipo obliquo che percorrono l’intera parete sarebbero interrotte da un eventuale telaio ligneo del massello inserito nella muratura e ciò non è affatto avvenuto
  2. e) se la parete fosse costituita, nel suo spessore, da inserto entro telaio ligneo, materiale di riempimento e altra muratura di contenimento le evidenti lesioni non avrebbero la corrispondenza che hanno in presenza di un quadro fessurativo che parla di parete legata in tutto il suo spessore e perfettamente solidale in tutto il suo corpo.

Concludendo:

Ci pare abbia carattere di assoluta evidenza che la questione del distacco a massello e il consequente spostamento dell’affresco debba decadere nel modo più totale.

L’ipotesi non cozza contro le idee altrui… nella fattispecie le nostre. Non è questione di punti di vista e non può dar adito a dialettica alcuna.

La questione del taglio a massello in antico dell’affresco cozza contro la scienza delle costruzioni, la statica e tutta la storia moderna e scientifica delle lesioni parietali dovute a sismi ed è per questo, ci dispiace, che non si può in alcun modo sostenere.

Purtroppo è capitato che la foto, più unica che rara, di due affreschi lesionati, dipinti in corrispondenza, sulle due facce della stessa parete consentisse La prima analisi al mondo di questo tipo su un affresco.

Un’analisi unica, eccezionale, probabilmente irripetibile e, soprattutto, incontrovertibile!  

-Roberto Manescalchi

Via della Torre 27, 52031 Anghiari (AR) Italia

Tel. +39 331 7464337

www.robertomanescalchi.com

Pubblicato da Redazione