Polittico di Santa Maria della Misericordia… Vergogna!

Tutti ne parlano, ma tutti sanno quel che dicono o di cosa parlano? 

Ci siamo quindi, come Redazione, rivolti al critico d’arte  Roberto Manescalchi che ci spiega la sua verità di studioso introducendola con un aneddoto e così inizia:

“”Qualche giorno fa ho pubblicato un articolo su questo  giornale in modo che venisse letto a livello locale e provinciale da chi ama essere informato sulle cose della propria terra. Lo stesso pari pari l’ho anche inviato a Stile Arte in modo che, a livello nazionale, cultori e appassionati potessero farsi un idea delle varie problematicità connesse al trasferimento di un’opera d’arte fondamentale e di primaria importanza. Fondante per la cultura del mondo dove il sole va a morire.

Mercoledì 26 settembre mi sono fermato in edicola… ogni tanto capita!

Cercavo il Foglio per leggere, sulla fogliata di libri, un articolo di un’amica. Sono entrato per prendere un giornale e ne ho acquistati tre che ho acquistato anche La Nazione e il Corriere di Arezzo.

Li ho acquistati, gli ultimi due, per leggermi con calma a casa le reazioni locali al giusto divieto espresso dal Ministro Bonisoli al viaggio del Polittico in quel di San Pietroburgo (Ermitage). Viaggio che sembrava già deciso e ineluttabile… per il bene di tutti.

In entrambi i giornali, ma anche da altre parti (e da altre parti ancora con qualche variante) si parlava dei 23 pezzi del polittico.

In cuor mio mi sono detto: “branco di ignoranti” e ho tirato dritto.

Poi ho pensato che per rispetto dei direttori che mi avevano ospitato, avendo io scritto che le tavole del polittico erano 16 (che è diverso da 23) , dovevo fare un piccolo sforzo mentale per capire, spiegare e o giustificare… 23 meno 16 fa 7 e sbagliare il conto dimenticando sette tavole di Piero della Francesca non sarebbe stata roba da poco.

In più io mica le avevo ricontate, il dato era già memorizzato e certo nella mia testa e ne ero più che sicuro, infatti ho pensato: “branco di ignoranti” e non altro. Però, apparentemente, la conta delle figurine come da immagine del polittico nella sua ultima ricostruzione (allucinante  e ridicola – personalissima opinione, ma per tanti versi anche dimostrabile in pubblico confronto se mai occorresse-) dava 23 (foto1 in alto).

La conta da 23, ma bisognerebbe sapere che, se non li hanno segati recentemente: i pezzi componenti i laterali sono 2 e non 8.

Non sono, a meno di recenti tagli, 4 per parte (i santini, uno sopra all’altro, tre per parte, sopra lo stemma della misericordia, sono dipinti un unica tavoletta sia a destra che a sinistra.

Considerando 2 in luogo di otto ne avrebbero quindi conteggiati sei in più ed ora il conto sottratto 6 da 23 si avvicina maggiormente alla realtà.

Ma 23 meno 6 fa ancora diciassette e non sedici ed è inutile dire che anche una tavola in più o in meno di Piero della Francesca fa un bel po’ di differenza. Sicuramente oltre 150 milioni di euro e scusate se è poco!

Tranquilli il conto torna e le tavole sono sedici che mentre il San Sebastiano e il San Giovanni Battista a sinistra della Vergine sono in tavole separate e contano 2, a destra della Vergine San Giovanni Evangelista e San Bernardino da Siena sono in unica tavola e contano giustappunto 1 e non 2.

Ecco che le tavole (pezzi) del polittico sono esattamente 16 e non uno di meno né uno di più.

Tranquilli io sono matto. Anche Wikipedia recita 23.

La verità del web è sacrosanta!

“Branco di ignoranti”, spesso e volentieri, anche tra i compilatori dell’enciclopedia delle enciclopedie!

Cito direttamente dal mito:

“Sopravvivono anche le fasce dipinte dei pilastri laterali, con le raffigurazioni di sei santi e di due stemmi della Confraternita della Misericordia, probabilmente opera di uno sconosciuto allievo; cinque tavolette costituiscono la predella (Orazione nell’orto, Flagellazione, Deposizione, Noli me tangere e Marie al sepolcro), attribuite al pittore camaldolese Giuliano Amidei forse anche appartenenti a un polittico diverso. La grande importanza data però alla Deposizione, posta al centro in formato maggiore, è legata però all’impegno della confraternita nella sepoltura dei morti.”.

Se dovessimo dare retta agli enciclopedici dovremmo quindi togliere i 2 laterali e i 5 pezzi della predella  non di Piero per un totale di 7 e constatare che 16 meno 7 ci parla di 9 pezzi di Piero rimanenti.

Ma non è proprio così e vediamo perché:

-poniamo di trovarci in una grande pasticceria dove la domenica mattina, in ogni città d’ Italia, si consuma il rito dell’acquisto del vassoio di paste da portare a casa.

A Sansepolcro, per esemplificare e non me ne vogliano gli altri… ci troviamo dal pasticcere preferito.

Io mi porto a casa le mie sedici paste, dopo averle regolarmente pagate alla cassa e la ricevuta recita: Pasticceria Chieli. Arrivo a casa scarto il vassoio…

L’ospite di turno esclama: “questa l’ha fatta Giovanni Amidei!”

-“Come è possibile dico io non sai leggere? La carta che tutto involta dice Pasticceria Chieli! Io sono entrato ad acquistarle da Chieli e al Chieli le ho pagate. Si, ma questa, dietro, nel laboratorio, l’ha fatta Giovanni Amidei. Scusate di grazia e per favore, ma non è stata fatta con la ricetta del Chieli?  Non è uscita dalla pasticceria del Chieli? Non e stata pagata, come le altre, al Chieli? Volete che vi ripeta la storiella sostituendo alle paste i pezzi del polittico e al Chieli Piero della Francesca?”

Poi ci può anche stare che ad una cena di pasticceri si possa disquisire del fatto che un lavorante possa essere più o meno bravo del maestro e o possa avere o meno licenza e o ardire di mutare ricetta di bottega, ma questo può avvenire in un consesso di pasticceri non al tavolo di chi la domenica le paste le mangia.

Mi spiego meglio: I custodi del museo, i mestieranti della politica ecc. non hanno sul groppone sufficiente letteratura specifica per partecipare alla cena dei pasticceri (alla cena di chi può discutere delle tavole di Piero! Abbiano almeno il buon gusto di chiedere e se Montanari non c’è… che aspettino!)

Nella fattispecie l’attribuzione della predella ad Amidei è di Mario Salmi ed è stata ripresa e riproposta in modo malsestro da quasi tutti eccetto Montanari che ci pare non abbia scritto nulla a riguardo e nella fattispecie, potrebbe essere addirittura titolo di merito.

L’ipotesi di Salmi pare convincente e lo studioso avrà senza dubbio ragione, ma il polittico è e resta integralmente di Piero.

Qualora vi capitasse dite all’enciclopedico che le tavolette della predella facevano parte integrante del postergale del polittico  e non vengono da nessuna altra parte che dal politico stesso e dalla bottega di Piero (cfr. fot, 2).

In foto 3 l’occhiello in prima aretina del quotidiano La Nazione richiama l’articolo interno.

In rosso: “Sansepolcro Bocciata”.

E come mai?

A nostro avviso, non sappiamo se dovuta alle esternazioni del Sindaco o a farina del sacco del giornalista.

Sansepolcro non è stata bocciata e chi l’ha scritto, secondo noi sbaglia. Secondo noi è stata semplicemente tutelata correttamente un opera importantissima e ci pare che sia cosa ben diversa dalla una bocciatura di una città (che si potesse sintetizzare meglio?).

Un’opera che avrebbe dovuto essere tutelata dagli amministratori e dai funzionari di Soprintendenza in primo luogo.

Non si sarebbe mai dovuti arrivare al no del Ministro.

All’interno del giornale si discute ancora di soldi e occasioni mancate.

Sorvoliamo e non entriamo in polemica, ma ci sovviene, stante il continuare ad argomentare, che il Sindaco possa non aver compreso.

Ci auguriamo che tra qualche mese non debba esserci un occasione per un ulteriore no del Ministro che sbagliare si dice sia umano (crediamo che il Ministro abbia ragione a differenza del Sindaco ).

Perseverare, nell’immaginario collettivo, appartiene al diavolo e siamo certi che il Sindaco lo sappia!

Lasciatela in pace una volta per tutte la Beata Vergine di Misericordia! -f.to Roberto Manescalchi-“”

-Pubblicato da Redazione-