Amo il mio Paese e ciò che mi ricorda, ma non sopporto più il silenzio di fronte al suo declino.
Anghiari – Rivolgiamo due interrogativi ai nostri attuali amministratori anghiaresi i quali, della Storia cittadina, che hanno l’onore di gestire, dovrebbero essere a conoscenza di ogni evento:
-Esiste un morto più importante di un altro?
-Perché per alcuni c’è tanta pompa magna e per altri un assordante silenzio?
La questione primaria, per non offendere nessuno, sarebbe quella di riuscire a trovare una linea comune di comportamento in casi tragici come la “morte”, che purtroppo sono sempre dietro l’angolo.
Ma evidentemente certi morti continuano a non essere uguali a certi altri.
Perché “si esagerano” volutamente certe notizie, per poi “dimenticarsi” di altre anche più gravi dal momento che hanno toccato direttamente la nostra comunità?
15 morti sono pochi?
Ad Anghiari sembra succeda con facilità questa dimenticanza, ma almeno un pò di rispetto sotto le sembianze di semplice attenzione, di cura del “luogo” che dovrebbe essere monito di imperituro ricordo affinché certi eventi non si ripetano più.
Più di una volta è stata da noi denunciata e documentata l’incuria nei confronti di quel “Cippo” eretto in memoria delle 15 Vittime della guerra: militari e civili di un triste e maledetto 18 agosto 1944; un “Cippo” fatto restaurare , qualche anno fa, dall’allora sindaco Danilo Bianchi che senza fare alcuna distinzione di ceto sociale o di appartenenza politica fece incidere in ordine alfabetico il nome di tutti i morti e, con l’estensore di questo articolo, ebbe comunicazioni epistolari addirittura con il Presidente della Repubblica Italiana in merito al fatto.
Forse qualcuno penserà che la mia sia indignazione stupida, o polemica sterile sui morti.
Io non polemizzo sui morti.
Io polemizzo su chi fa anche nella morte una suddivisione in classi, creando morti di serie A e morti di serie B; polemizzo con
chi non tiene nella dovuta cura quel “Cippo” che ora non è più nemmeno illuminato dal faretto posto ai suoi piedi.
Ecco la prova osservando le foto che dimostrano, nuovamente: incuria del luogo ed offesa per chi in quel luogo ha perso un familiare.
Foto 1 – Il Cippo in evidente stato di incuria
Foto 2 – Il faretto non funzionante e nel cui interno è nata l’erba
Foto 3 -Cippo “non” più illuminato
-Redazione-
Commenti recenti